Nasce dalla consapevolezza della centralità che riveste la scuola nel processo educativo l’esigenza della Diocesi di Milano di proporre una serie di incontri tra l’Arcivescovo e gli istituti cattolici e di ispirazione cristiana, che si svilupperanno lungo tutto l’arco dell’anno scolastico 2019-2020.
Il primo ha avuto luogo al Collegio de Filippi di Varese dove, per scelta del tavolo territoriale nato in preparazione all’evento, l’incontro ha coinvolto genitori, dirigenti e coordinatori, senza chiamare in causa i genitori. Uno dei centri focali del dibattito è stata la figura dell’insegnante, come racconta Paolo Mistò, docente di religione presso l’Istituto salesiano A.T. Maroni di Varese e il Collegio Rotondi di Gorla Minore: “Dall’incontro è emerso l’importante ruolo formativo per gli insegnanti che viene svolto dalla scuola cattolica. solo per i salesiani, si parla di circa 2mila docenti formati all’anno in Italia. Un investimento che spesso è “a fondo perso”, dal moneto che molti docenti cominciano nella scuola cattolica poi passano a quella statale”.
Fa notare ancora Mistò: “Spesso la scuola cattolica perde dal proprio organico le persone formate perché la carriera nello Stato è più interessante per un docente, sia in termini di sicurezza del posto di lavoro sia in termini di retribuzione. Ma l’Arcivescovo ci ha esortati a essere ‘fedeli’ alla scuola cattolica”. In effetti quella di insegnare in una scuola cattolica, sottolinea Mistò, “non è una scelta solo professionale, ma è in qualche modo una ‘missione’ che coinvolge la persona tutta e chiama in causa anche l’aderenza al progetto cristiano del docente. A questo proposito, Delpini ci ha chiesto di contagiare i nostri studenti attraverso la nostra vita. la domanda che ogni docente cattolico dovrebbe porsi è: come si qualifica il mio servizio dal punto di vista evangelico? In questo senso, non ci deve essere neutralità nelle scuole nostre, ha detto Delpini, è proprio attraverso la trasmissione dei valori che si lascia lo spazio alla libertà di ciascuno”.
Un concetto su cui insiste anche Annamaria Formigoni, preside della scuola primaria “Pietro Scola” di Rancio, che ha partecipato all’incontro delle scuole paritarie della zona di lecco, tenutosi presso il Teatro Cenacolo Francescano della città lacustre, in questo caso con due sessioni, una delle quali aperta anche ai genitori: “Il compito dell’insegnante, come ci ha ricordato Delpini, è essere a servizio della cultura. E cos’è la cultura? Non certo indottrinamento, ma la tensione verso la pienezza dell’uomo, che ha a che fare con Dio. Educare vuol dire chiamare il ragazzo a confrontarsi con una proposta precisa, nel nostro caso la proposta cristiana. Noi insegnanti dobbiamo aere fiducia nei confronti dei nostri ragazzi, perché Dio ha messo nel loro cuore un desiderio di bene. Come docenti, dobbiamo far sentire loro il nostro amore che poi è l’amore di Dio per loro”.
L’Arcivescovo ha anche ricordato la profonda disparità che esiste in Italia tra la scuola statale e quella paritaria. Innanzi tutto a partire dai termini: si tende a identificare come scuola “pubblica” solo quella statale, dimenticando invece che anche la scuole paritarie sono scuole pubbliche. Ma a creare disparità è soprattutto la fatica richiesta alle famiglie che fanno questa scelta, dal punto di vista economico, ma anche organizzativo, perché la scuola paritaria spesso non è sotto casa come quella di quartiere. Spiega però Formigoni: “I genitori, che nelle assemblee di classe in preparazione all’incontro avevano fatto un lavoro di riflessione sui motivi della loro scelta, hanno testimoniato all’Arcivescovo che la scuola cattolica merita un sacrificio economico, perché costituisce un bene per i figli e anche per i genitori, che vengono sollecitati ad approfondire la propria fede. sono tanti i genitori non praticanti che sono ricondotti alle domande fondamentali attraverso il percorso dei loro figli nella scuola paritaria”.
Per questo è importante diffondere la conoscenza della proposta educativa delle scuole cattoliche sul territorio. I genitori possono avere un ruolo fondamentale in questo senso. Ma è importante che anche la comunità cristiana si impegni su questo fronte, come ricorda Mistò: “Delpini ha sottolineato come sia necessario incrementare la collaborazione tra la scuola cattolica e la comunità cristiana. Ha perciò esortato le realtà scolastiche a incontrare i sacerdoti delle parrocchie per far conoscere la proposta della scuola. in fin dei conti abbiamo uno scopo comune, formare, come diceva don Bosco, onesti cittadini e buoni cristiani”.
Stefania Cecchetti
Il Segno – dicembre 2019