La motivazione degli insegnanti italiani è inversamente proporzionale al loro stipendio. È un’aberrazione cromatica, la fotografia scattata dal Censis al corpo docente: c’è l’opacità di stipendi ancora abbondantemente sotto la media europea, ma c’è anche la luminosità di una categoria di lavoratori appassionati. Nonostante tutto.
Non è certo una novità, ma, anche stavolta, fa comunque riflettere leggere, nel rapporto annuale dell’istituto di ricerca sociale, che gli stipendi degli insegnanti italiani sono tra i più bassi in Europa, a qualunque stadio della carriera. La retribuzione lorda media effettiva, espressa in dollari a parità di potere d’acquisto, oscilla dai 39.569 dollari nella scuola dell’infanzia ai 44.843 dollari dei docenti dei licei (media Ue: 51.633 dollari).
Dallo studio del Censis si evidenzia che tra il 2010 e il 2022 gli stipendi dei docenti italiani della scuola secondaria di secondo grado sono diminuiti del 10,7% in termini reali, mentre il valore medio europeo solo del 2,8%. Un docente della scuola secondaria superiore guadagna il 26% in meno di un lavoratore a tempo pieno con istruzione terziaria (nella media Ue solo il 6% in meno): l’Italia si colloca al penultimo posto, davanti solo all’Ungheria.
Eppure, la motivazione rimane alta: il 95,9% dei docenti si dice soddisfatto del proprio lavoro. «Il potere d’acquisto degli stipendi è calato di oltre il 10% – sottolinea il coordinatore Gilda insegnanti, Rino Di Meglio -. Se consideriamo la legge di bilancio per il triennio contrattuale 2022-2024, che prevede un aumento medio del 6% per il pubblico impiego, ci rendiamo conto che invece di migliorare, la situazione degli insegnanti italiani, in realtà, andrà a peggiorare».
Avvenire, 2 dicembre 2023