UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Insegnanti e genitori, ruolo decisivo

Nella Ausl di Parma si organizzano incontri di sensibilizzazione nelle classi sulle dipendenze patologiche: si parte dai social
3 Novembre 2023

«Dai, gratta tu che mi porti fortuna»: se sono la mamma o il nonno a pronunciare la frase mettendo in mano al pargolo un bel gratta e vinci, il danno è fatto. Un gran danno, perché l’esempio conta, sempre, e forse se è pessimo persino di più. La passione degli italiani per l’azzardo è conclamata e arcinota, forse meno noto è che il contagio si è diffuso tra i ragazzi e, spesso, per via diretta, di padre in figlio. Con le scommesse di comincia presto. Presto, quindi, è necessario attivare strategie di prevenzione. «Da anni proponiamo un ampio catalogo di opportunità agli insegnanti che comprende, e non da poco, anche attività per la prevenzione del gioco d’azzardo. È un’offerta che sempre più insegnanti decidono di sfruttare, inserendola nella programmazione scolastica. Abbiamo l’ambizione di rispondere a una doppia esigenza, da un lato di prevenzione, rivolta agli studenti, dall’altro di formazione, per i docenti».

Francesca Tinelli è psicologa e psicoterapeuta presso il Ser.DP (Servizio dipendenze patologiche) di Langhirano, a lei, il Distretto Sud-Est della Ausl di Parma ha affidato quest’opera di informazione nelle scuole medie inferiori e superiori. Ogni anno Tinelli incontra centinaia di ragazzi nell’ambito del progetto “I giochi sono fatti”. Il sottotitolo - “dipende da te” – dice già molto sul tono e l’obiettivo degli incontri, che puntano a potenziare la capacità di far fronte alle pressioni sociali che condizionano i comportamenti di fronte alle offerte di gioco, forse proprio a partire da quel “Gratta tu, che mi porti fortuna”.

«Con gli studenti delle scuole medie inferiori, si insiste soprattutto sulle dipendenze comportamentali, quelle in cui ci si dedica a un’attività perdendone il controllo, finendo per compromettere progetti di vita e relazioni, per cambiare in peggio il proprio rapporto con il mondo. A questa categoria appartiene il gioco d’azzardo patologico - spiega la psicoterapeuta – anche se tra i 12-13enni il problema è meno presente. Si ragiona soprattutto sulla gestione dei dispositivi, sui social e sul gaming, molto più sperimentati».

Tra gli scopi dichiarati, fornire agli adulti - insegnanti, educatori, personale non docente e famiglie - adeguate conoscenze sul tema del gioco patologico, un supporto per individuare le strategie adatte a gestire situazioni a rischio: «Proponiamo incontri con i genitori, anche online per facilitarli, ma quelli che partecipano - prosegue Tinelli - sono i più attenti all’educazione, già coinvolti nella vita dei figli. Chi avrebbe più bisogno di consigli e aiuto, spesso li diserta». «Vai a comprarmi un gratta e vinci» non è una richiesta innocua, insomma… «È la normalizzazione di un comportamento a rischio che l’adolescente coglie. È probabile che le sostanze legali come alcol, gioco, fumo si sperimentino la prima volta in casa. Il nostro compito è implementare il senso critico nei giovani adolescenti, ma è difficile proporre come negativo un comportamento messo in atto da chi vive accanto ai ragazzi, da chi li cresce». Si fatica a far passare il concetto che il buon esempio resta il buon esempio.

Nicoletta Martinelli

Avvenire, 3 novembre 2023