“Da sempre, e in modo particolare durante questa inedita e preoccupante situazione di emergenza sanitaria, per moltissimi giovani universitari fuori-sede le strutture di ACRU rappresentano luoghi accoglienti e protetti dove poter risiedere in serenità e sicurezza. Nonostante siano per lo più inquadrate come Case per ferie, sono rimaste aperte scegliendo di continuare a garantire la loro funzione di Residenze Universitarie per studenti fuori-sede, ospitando quei giovani che hanno avuto la necessità di permanervi. Tutto questo è stato svolto assumendo le necessarie misure precauzionali previste, con lo scopo di salvaguardare la salute della collettività e di promuovere il senso di responsabilità di ciascuna persona affinché adottasse i corretti comportamenti a tutela propria e degli altri. Per ACRU e i suoi affiliati, mantenere aperte le strutture e attivi i servizi connessi si è configurata come una scelta forte e impegnativa, basata sulla consapevolezza di rappresentare un punto di riferimento importante e necessario per le famiglie di numerosi studenti fuori-sede italiani e internazionali”.
È un brano della Lettera aperta che ACRU, associazione di collegi e residenze universitarie di ispirazione cattolica, ha indirizzato in questi giorni alle istituzioni per descrivere il proprio impegno e le difficoltà che stanno emergendo.
ACRU riunisce più di 90 enti in rappresentanza di oltre 110 strutture residenziali che ospitano circa 10.000 studenti iscritti a più di 40 Atenei italiani. I collegi e le residenze universitarie di ACRU non sono solamente spazi dove dormire e mangiare, ma si propongono soprattutto come ambienti di accoglienza e maturazione umana, di formazione culturale e civile, di dialogo interculturale e interreligioso.
“Gli sforzi compiuti sono stati enormi e molteplici le difficoltà incontrate, in modo particolare dagli Enti e dalle strutture medio-piccole”, prosegue la Lettera. Per questo, si chiede “a tutte le Istituzioni nazionali e locali – in particolare Governo e Parlamento – che siano previste, all’interno delle misure in corso di definizione e dei provvedimenti che saranno adottati, le opportune forme di sostegno per le famiglie degli studenti fuori-sede dei numerosi Atenei italiani, affinché per i giovani possa continuare a essere garantita la libertà di scelta e di movimento sul territorio”. Sono tre, in particolare, le misure ritenute necessarie: l’inquadramento delle strutture come Residenze Universitarie e non come Case per ferie; la detraibilità integrale delle rette pagate dalle famiglie dei fuori-sede per le spese di alloggio; l’azzeramento delle imposte (ires, irap ...) e dei tributi locali nel 2020, per tutte le Residenze Universitarie.
In allegato il testo integrale della Lettera Aperta.