Nel contesto di un panorama lavorativo in continua evoluzione, Confindustria Moda e Federazione CNOS-FAP dei Salesiani lavoreranno insieme per promuovere l’occupazione giovanile in un settore manifatturiero di altissima qualità. Già oggi gli imprenditori hanno difficoltà a trovare nel mercato del lavoro operatori con le competenze necessarie e la situazione è destinata ad aggravarsi. Con un previsto esodo di 1,9 milioni di lavoratori entro il 2030 (di cui circa il 6% nel comparto moda e accessorio) la questione della formazione e del ricambio generazionale diventa di vitale importanza, soprattutto considerando l’attuale crisi demografica che porterà a una riduzione stimata di circa 1,3 milioni di studenti nello stesso arco di tempo. Per questo, Confindustria Moda (che riunisce le sette associazioni italiane della moda e dell’accessorio, con oltre 61 mila imprese associate, un fatturato totale da 108 miliardi di euro e 600.000 lavoratori), e CNOS-FAP, la Federazione Nazionale dei Centri di Formazione Professionale Salesiani, hanno firmato un accordo triennale di partenariato, con l’obiettivo di colmare le lacune di competenze in uno del settore più attivo e rinomato del made in Italy, concentrandosi principalmente sulla formazione di alta qualità per giovani e adolescenti in Italia, anche provenienti da altri Paesi.
Una partnership di stile contemporaneo, dinamica e flessibile, che punta a incentivare l'interesse dei giovani per le carriere nel settore, a elevare il livello di competenza degli studenti e dei formatori e a sviluppare programmi formativi su misura nelle diverse regioni italiane. D’altra parte, pochi giorni fa, nell'ambito della Giornata europea delle Fondazioni, anche il presidente dell'Acri Francesco Profumo ha ribadito a Pistoia, nella sede della Fondazione Caript, l’esistenza di un “mismatching” (una mancata corrispondenza) tra l'offerta e la domanda di lavoro: «Credo – ha aggiunto – che se ci fosse un maggiore legame tra la scuola e il mondo del lavoro, forse questo potrebbe essere in parte risolto, anche se dobbiamo tenere presente che oggi più che mai la rapidità di cambiamento necessita di persone che abbiano una formazione più larga rispetto al passato. Probabilmente l'iper specializzazione non è figlia di questo tempo».
L’accordo tra Confindustria moda e Cnos-Fap avrà durata fino al 2026 con possibilità di rinnovo e intende non solo formare i giovani nel settore della moda, ma anche attrarre nuovi talenti verso percorsi formativi specializzati. Il progetto contempla anche un componente internazionale: un network di centri di formazione salesiani, denominato DBTech, favorirà l'integrazione lavorativa di giovani provenienti da diverse nazioni, in un’ottica di reale integrazione. «Oggi compiamo un importante passo avanti – ha detto Ercole Botto Poala, Presidente di Confindustria Moda – e aiutiamo le imprese nelle loro sfide quotidiane. Rappresentiamo l’eccellenza della manifattura italiana, con una quota di export pari a oltre il 73% di fatturato. Il mercato del lavoro si evolve e c’è bisogno di un linguaggio innovativo. Questo accordo può essere un esempio virtuoso di come sia possibile accogliere dall’estero in modo corretto, dando reale speranza alle persone che arrivano in Italia».
L'iniziativa trova radice nel Comitato Education di Confindustria Moda presieduto da Paolo Bastianello, da tempo impegnato a far dialogare la domanda di competenze delle imprese con l'offerta del sistema educativo, e verrà monitorata costantemente da un comitato misto, costituito da rappresentanti delle due realtà coinvolte. «Le nuove generazioni – conclude don Giuliano Giacomazzi, direttore generale della Federazione CNOS FAP – non sempre trova proposte formative che abilitino verso professionalità di alto livello. Non basta stanziare risorse economiche, ma sono necessarie competenze. In tutte le regioni la formazione professionale è finanziata dalle Regioni ma dovrebbe diventare un sistema ben organizzato, con percorsi di inserimento lavorativo e un accompagnamento costatene e ben strutturato». Per i ragazzi, soprattutto per i più fragili, può essere la più preziosa alternativa alla dispersione scolastica, alla strada e anche alla delinquenza. «Con la nostra rete – conclude don Giacomazzi – siamo presenti in 133 Paesi del mondo. Siamo seri interlocutori dell’imprenditoria e degli enti pubblici e, come salesiani, in questo modo possiamo continuare ad attuare, in forma pregnante, la proposta educativa di Don Bosco».
Danilo Poggio
Avvenire, 27 settembre 20231