UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Il dopo Dad e i laureati, ecco la sfida degli atenei

Presentato il XXIII rapporto Almalaurea
23 Giugno 2021

«Occorre lavorare per tornare in presenza con tutte le attività a partire dal prossimo ottobre, con il nuovo anno accademico». Non è solo un impegno quello che lancia il rettore dell’Università di Bergamo, Remo Morzeni Pellegrini, coordinatore degli atenei lombardi, ma anche «un grido d’allarme» come aggiunge il presidente di Almalaurea, Ivano Dionigi, presentando i risultati del XXIII Rapporto annuale sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati. Risultati che hanno risentito dell’anno e mezzo di pandemia che stiamo vivendo e che ha investito come un tornado l’intero sistema educativo.

«Certo gli atenei hanno retto meglio il ricorso alla Didattica a distanza – sottolinea il presidente di Almalaurea –, e la stragrande maggioranza dei laureati 2020 ha promosso il ricorso a questo strumento, che non ha di fatto influito sul grado di preparazione». Eppure «i quattro quinti del campione – aggiunge Dionigi – ritiene indispensabile tornare alle lezioni in presenza», frutto anche del fatto di aver potuto verificare «direttamente la differenza tra le due modalità». A preoccupare, invece, sono le matricole 2020, cioè chi ha iniziato il percorso universitario solo nella modalità online e «non ha potuto sperimentare l’università come luogo dell’incontro reale tra adulti e giovani» chiosa il presidente di Almalaurea. Del resto il rischio di considerare lo studio a distanza come modalità migliore (o forse più comoda) va scongiurato. Lo hanno ben presente i rettori italiani. «Le matricole sono state invitate a concludere le ultime settimane di lezione in presenza – racconta il rettore dell’ateneo di Bergamo –, ma abbiamo avuto aule semivuote».

Dunque, quella della ripresa delle lezioni in presenza, appare come l’ennesima sfida che si affaccia nell’orizzonte accademico. Sfida ben chiara al ministro dell’Università Cristina Messa, che ha invitato gli atenei a proseguire nei loro sforzi per non abbassare la guardia.

Il XXIII Rapporto, pur registrando qualche segno positivo (ad esempio l’aumento delle matricole), non mostra un cambio di passo decisivo del nostro sistema. Il presidente Dionigi è chiaro e diretto: «Siamo al penultimo posto in Europa come numero di laureati con il nostro 27,8%, precedendo la sola Romania con il 26,4%. Peccato, però, che quest’ultima, in un anno, abbia incrementato di due punti la propria cifra di laureati e noi siamo da tempo fermi». Come dire: il sorprasso è dietro l’angolo.

Enrico Lenzi

Avvenire, 19 giugno 2021