Una grande festa di famiglia, un incontro da cui ognuno - dal più piccolo degli alunni fino ai dirigenti ha potuto trarre un incoraggiamento, un’indicazione, un impegno. Per il collegio “San Carlo” la mattinata vissuta con Francesco, nell’Aula Paolo VI, ha messo in risalto la «dimensione comunitaria », rivelando il «volto della nostra realtà, che è un luogo dove si costruiscono relazioni forti, anche intergenerazionali », sottolinea il rettore, don Alberto Torriani.
«Un’esperienza di passione e bellezza», la definisce il direttore generale, Ciro Di Cecio, grato a Bergoglio per «le parole potenti, chiare, dirette, educative per tutti, semplici e allo stesso tempo forti, trasversali », per l’invito «ad essere coraggiosi nell’esercizio della fede» e per l’appello «a mettere tutta la carne sopra la griglia, cioè a disporre gli alimenti che si hanno per far sì che tutti possano mangiare a sufficienza ed irrobustirsi ». Per Di Cecio questa espressione si traduce in un mandato personale «ad impiegare tutta la dedizione per assicurare lo sviluppo del glorioso Collegio san Carlo affinché possa continuare a forgiare persone ad un livello alto degli standard, soprattutto in un mondo che ha bisogno di giovani impegnati e coraggiosi ». Capaci «di fare molto, a partire dal proprio piccolo», conferma Alessandro Cappuccio, studente del quinto liceo scientifico, che si iscriverà ad economia e commercio «e di sicuro » resterà in Italia. «Sentire il papa dal vivo è stata un’esperienza particolare, diversa dal vederlo in tv. Mi ha fatto riflettere, specialmente quando ha parlato di bullismo e del fatto che ciascuno ha dentro di sé una dose di aggressività», confida Alessandro che si porta a casa la consapevolezza che «oltre ai casi eclatanti, si può ferire anche con atteggiamenti e comportamenti apparentemente meno forti».
«Siamo bravi a criticare ciò che fanno gli altri e spesso – osserva – non ci rendiamo conto che pure noi facciamo lo stesso». «Non è Dio che fa differenze, siamo noi che con le nostre azioni o omissioni possiamo fare la differenza », gli fa eco Massimo Moretti che «come professionista, come papà e come presidente del Consiglio di genitori del Collegio» è rimasto colpito da questa sottolineatura del pontefice. «Papa Francesco ha avuto la capacità di parlare con leggerezza, in modo franco e diretto, di tematiche spinose, al centro dei discorsi di questi mesi», commenta Moretti, ancora emozionato per «aver avuto il privilegio di esserci» e per «aver preparato e vissuto questo evento in quanto membro di una famiglia».
Bergoglio, rileva monsignor Paolo Martinelli, vescovo ausiliare di Milano, «ha voluto comunicarci quello che più gli sta a cuore sui giovani, sull’identità, sull’accoglienza, sui migranti, sulla pace, intrecciando in modo familiare diversi temi per rivolgersi alla comunità educante e richiamarla alla testimonianza, che è il vero metodo educativo». Ma anche, conclude monsignor Martinelli, «al valore del tenere aperta la domanda così che si possa continuare a ricercare e all’importanza dell’assumersi delle responsabilità, in prima persona». Un messaggio che riguarda il Collegio san Carlo e si allarga al variegato mondo dell’educazione.
Stefania Careddu
Avvenire, 7 aprile 2019