UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«I promessi sposi», l’attualità e l’«approdo di senso»

L’incontro promosso dagli Uffici diocesani di Roma per la scuola, la cultura e l’università: il perdono illumina la narrazione dell’Innominato
16 Ottobre 2023

Un autore e un romanzo che continuano a parlare a ogni uomo non solo per la lingua italiana d’eccellenza ma anche e soprattutto per i contenuti universali. Sebbene pubblicato nel 1827, “I promessi sposi” risulta infatti essere «una testimonianza letteraria e di vita che interpella tutti, non solo i credenti». Così il cardinale vicario Angelo De Donatis ha definito la più celebre opera manzoniana nel suo saluto che ha aperto “Fede e letteratura: il caso Manzoni a 150 anni dalla morte”, l’appuntamento formativo che ha avuto luogo martedì pomeriggio, nell’Aula magna della Pontificia Università Lateranense.

Organizzata dagli Uffici diocesani per la pastorale scolastica, per la pastorale universitaria e per la cultura, in collaborazione con il gruppo editoriale “La scuola Sei”, la proposta di studio e approfondimento ha messo in luce «l’estrema attualità dei personaggi e delle vicende ed un realismo che fanno emergere dei veri e propri archetipi», come ha osservato Rosario Chiarazzo, direttore dell’Ufficio scuola diocesano, che ha moderato i lavori. Anche il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente emerito del Pontificio Consiglio della cultura, nel suo intervento «da amatore più che da studioso», che ha alternato ad una prima parte più personale e autobiografica un’analisi tematica e teologica del testo, ha messo in luce l’importanza di «far entrare anche e soprattutto i più giovani, con i mezzi e le modalità che li coinvolgono», nel più noto romanzo manzoniano. Tre i temi individuati come centrali dal porporato che, nativo della provincia di Lecco, ha parlato dapprima dell’utilità di «un pellegrinaggio nei luoghi del romanzo per poter comprendere bene l’opera»: il male, il ribaltamento delle sorti e il perdono. In primo luogo Ravasi ha cioè notato come «nel tema del peccato e della croce si intravvede la matrice giansenista di Manzoni» orientata però «ad un approdo di senso», in quanto «c’è la scoperta, nella trama confusa della storia, di come esista una mano che conduce», quella della Provvidenza, che apre al «respiro salvifico della Grazia».

Di seguito, il cardinale ha esplicitato la «tesi anche biblica del ribaltamento delle sorti» per cui «si vede la figura di don Rodrigo con la sua fine o l’Innominato che risorge quando si converte», quest’ultimo assimilabile «al figliol prodigo, perduto e ritrovato, della parabola narrata dall’evangelista Luca». Da ultimo, il tema del perdono, «implorato e concesso», che «illumina per esempio tutta la narrazione dell’Innominato», specie in riferimento al «grido di Lucia: “Dio perdona tante cose per un’opera di misericordia”», ha ricordato Ravasi. Da parte sua, Vincenzo Jacomuzzi, docente di letteratura, ha riflettuto sulla discussione «rispetto alla presenza e alla obbligatorietà di questo romanzo nelle programmazioni didattiche». Ne ha messo in luce l’attualità per la trattazione di temi quali «la criminalità organizzata, l’ambiguità dei politici, il rapporto tra giustizia e potere e quello tra l’istituzione Chiesa e la fede». Le conclusioni sono state affidate a Giuseppe Lorizio, direttore dell’Ufficio per la cultura del Vicariato, che ha definito “I promessi sposi” «un’opera letteraria geniale che incarna la fede cristiana», evidenziando «lo stretto nesso tra fede e letteratura e la capacità della fede di produrre cultura».

Michela Altoviti

Roma Sette, 15 ottobre 2023