UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

I prof: abbandono e bullismo priorità. Gli studenti: il governo ora ci ascolti

A vent’anni di distanza, Eurispes analizza la condizione degli insegnanti italiani
9 Febbraio 2024

Troppa burocrazia, stipendi insoddisfacenti, scarsa o nulla considerazione sociale, poca opportunità di fare carriera e troppa aggressività da parte di studenti e genitori. Ha numerosi aspetti problematici, il giudizio dei docenti sulla scuola italiana, che emerge dal secondo Rapporto Eurispes sul sistema d’istruzione e universitario, reso noto ieri a vent’anni di distanza dalla prima edizione del 2003. Una sorta di «cartina di tornasole», l’ha definito Gian Maria Fara, presidente dell’Istituto di studi politici economici e sociali, che porta a chiedersi «se la scuola sia effettivamente una priorità nell’agenda nazionale». Una domanda che resta sospesa, stando almeno al giudizio di coloro che la scuola la abitano quotidianamente.

Per il 93% degli insegnanti, per esempio, la burocrazia, con i suoi molteplici adempimenti, occupa più della metà del tempo di lavoro, riducendo anche quegli spazi di autonomia che la maggioranza dei docenti apprezza e vorrebbe salvaguardare. Una percentuale altrettanto plebiscitaria (il 90% dei prof) esprime «insoddisfazione per il trattamento economico», mentre l’80% si lamenta del «mancato riconoscimento dell’importanza del ruolo dei docenti nella società» e oltre l’80% segnala gravi limitazioni per quanto riguarda le «opportunità di carriera».

Una situazione sulla quale si innesta anche la fatica di gestire relazioni non sempre ordinate sia con gli alunni che, cosa ancora più grave, con i loro genitori. Alle superiori, infatti, soltanto il 25,7% dei docenti (uno su quattro), non ha mai registrato episodi di ostilità da parte dei ragazzi e il 49% (uno su due) segnala una certa preoccupante tendenza all’aggressività. Inoltre, più della metà (il 54,5%) degli insegnanti di elementari e medie ha sperimentato «ingerenze dei genitori» nelle scelte relative ai metodi e ai contenuti dell’insegnamento e quasi la metà (il 49%) si è visto contestare voti e giudizi. Il 16% ha persino ricevuto minacce da parte dei genitori degli alunni e almeno un docente su dieci è stato oggetto di vera e propria violenza. In questo clima deteriorato attecchiscono più facilmente due mali della scuola italiana: la dispersione e il bullismo. Alle superiori, soltanto il 5,9% degli insegnanti ha dichiarato di non aver mai riscontrato casi di abbandono scolastico, mentre, per quanto riguarda il bullismo, ben il 79,8% dei docenti, sempre delle superiori, ne documenta la presenza tra gli studenti. A farne le spese sono, ancora una volta, i più fragili: il 78% degli insegnanti è testimone delle «difficoltà di integrazione» degli alunni disabili.

Proprio sul corretto rapporto che dovrebbe instaurarsi tra insegnanti e famiglie, è recentemente intervenuto anche il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che ha annunciato iniziative per «responsabilizzare anche i genitori».

«Parole di speranza», per il presidente del Movimento italiano genitori, Antonio Affinita. «Deve esserci corresponsabilità tra genitori e docenti, che non sono parti contrapposte, ma devono essere uniti per il benessere dell’alunno, sempre nel rispetto dei reciproci ruoli e degli ambiti delle responsabilità», aggiunge il presidente del Moige.

Di benessere degli alunni si è parlato anche nell’ultimo incontro tra il ministro Valditara e le organizzazioni studentesche, terminato nella tarda serata di mercoledì. Un appuntamento (a «nove mesi dall’ultima convocazione», lamentano gli studenti), che non ha soddisfatto le associazioni. «Non possiamo essere convocati a decisioni già prese: vogliamo essere ascoltati sul serio», si legge in una nota di Unione degli studenti, Rete degli studenti medi, Movimento studenti di Azione Cattolica e Movimento studenti cattolici. Le critiche dei giovani si sono concentrate, per esempio, sulla riforma del voto in condotta, che «rappresenta il primo passo verso una scuola repressiva e senza una vera finalità educativa», ma anche sulla riforma degli istituti tecnici e professionali, «che sembra guardare più alla formazione del lavoratore che del cittadino». «Valditara ha annunciato che sono in arrivo le linee guida ministeriali sull’educazione civica – concludono gli studenti –. L’invito che facciamo al Ministero è quello di discuterne con gli studenti prima di approvarle in solitaria. Desideriamo prendere parte al processo e vogliamo impegnarci per costruire una proposta che ci permetta di crescere da cittadini responsabili. Siamo stanchi di vedere la comunità studentesca trattata solo come oggetto dei provvedimenti e mai veramente come parte attiva!».

Sulle priorità degli studenti per la scuola del futuro, si è concentrato, infine, un sondaggio di Skuola.net. Al primo posto, con il 24,8% delle preferenze, c’è la «cura del benessere psicologico», seguita dalla «riforma della valutazione» (13,4%) e dalla richiesta di «meno teoria e più pratica» a lezione, che ha totalizzato l’11% delle preferenze. Il 9% degli alunni chiede «docenti più preparati».

Paolo Ferrario

Avvenire, 9 febbraio 2024

(foto Eurispes)