UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

I miei tre anni di scuola media: così ho imparato a cantare la bellezza e il miracolo della vita

La lettera di un’adolescente al direttore di “Avvenire”
27 Giugno 2023

Gentile direttore, con gli esami di terza volge al termine l’emozionante viaggio dei tre anni di scuola media. Tristezza e speranza abitano il mio cuore. Ricordo ancora il primo giorno delle medie. Ero timorosa. Il nuovo ambiente mi faceva paura. Era come mettere piede in una stanza buia. Un salto nell’ignoto. Gli insegnanti erano giganti pronti a schiacciare una timida adolescente. I compagni non avevano volto. Sembravano privi di anima.

Dopo un po’ di tempo intravedevo un barlume di speranza dentro quella stanza oscura. Uno squarcio di luce penetrava da una fessura, che io stessa avevo creato. Il mio cuore non era più chiuso, paralizzato. Iniziava ad aprirsi. A battere. A palpitare. Quell’ambiente sconosciuto stava diventando la mia casa. Quei compagni senza volto, la mia famiglia. Quell’aula con i suoi abitanti, la mia vita. Ero felice di andare a scuola. Imparare nuove cose, incrociare i volti di compagni e insegnanti, mi riempivano di gioia. Il volto è la finestra dell’anima. Gli occhi sono canali che ci immettono nel cuore dell’altro. Adoro viaggiare tra volti e sguardi. Ho sofferto tanto per la pandemia, che ci ha costretto a indossare le mascherine. A coprire parte del viso. Non potevo più donare sentimenti, emozioni, sorrisi, che comunicano più di mille parole. In tre anni sono cambiate tante cose. Nel fisico e nella mente. Ecco l’adolescenza! Un’età complessa, delicata. Non si è più bambini, ma neppure adulti. È un periodo confuso, di transizione. Che travolge e stravolge. Ho conosciuto però validi insegnanti, che mi hanno regalato insegnamenti preziosi per la mia crescita. Anche gli oggetti evocano ricordi. Sono vivi. Richiamano alla mente persone ed eventi che segnano la vita: penso a un manifesto (“Perché tutto va oltre le vostre inutili guerre”) realizzato con la classe per testimoniare la nostra pacifica battaglia contro la violenza e il conflitto russo-ucraino. Abbiamo scritto ai bambini ucraini – vittime innocenti della guerra – alcune lettere inviate all’ex direttore di “Avvenire” Marco Tarquinio che le ha condivise con i lettori.

Il percorso musicale delle medie è stato entusiasmante. Amo la musica. È parte integrante della mia vita. È antidoto alla grigia abitudine. Genera feconda inquietudine. Prima ero scettica se proseguire il cammino musicale al conservatorio. Oggi sono certa di volerlo affrontare. Sebbene la prospettiva di non essere all’altezza mi tormenta. Sono troppo severa con me stessa. Aspiro ad eccellere in tutto ciò che faccio. Ma non è possibile ottenere sempre il massimo. Sbagliare è umano. È giusto. È bello. L’errore ha un immenso valore. Permette di crescere aprendoci all’umiltà. L’uomo è “perfettamente” imperfetto. È nato per commettere errori. Ecco perché non si finisce mai di imparare. Suonare in un’orchestra mi ha insegnato ad ascoltare. A convivere e a confrontarmi con sensibilità diverse. Grazie alla musica ho imparato a leggere le partiture e i pentagrammi delle vite degli altri. A navigare tra suoni e note. Ad abbracciare ritmi e vibrazioni. A cantare la bellezza e il miracolo della vita. Ad incontrare volti e voci che abitano e animano le relazioni. Generando una sinfonia di fraternità che colma il cuore di gioia, pace, armonia.

Miriam Adragna, mite e tenace adolescente

Avvenire, 27 giugno 2023