La secolarizzazione avanza in Occidente e non solo, ma la situazione potrebbe essere un po’ più complessa e meno univoca di quanto si potrebbe pensare, almeno secondo lo studio che è stato presentato ieri presso la Pontificia Università della Santa Croce a Roma, dove sono stati illustrati i risultati di un’indagine internazionale su giovani, valori e religione promossa dal gruppo di ricerca “Footprints. Young People: Expectations, Ideals, Beliefs” dello stesso ateneo assieme ad altre sette università nel mondo e col supporto dell’agenzia di sondaggi spagnola Gad3.
Uno dei risultati che si può osservare dai dati raccolti è che nonostante quel processo di secolarizzazione – e che in molti Paesi diviene scristianizzazione tout court – avanzi, esso corre parallelamente a una minore ma significativa tendenza opposta: un aumento della fede vissuta per convinzione, che si sostituisce alla religione «socioculturale», quella cioè vissuta per mera tradizione. Una tendenza che è visibile nell’aumento di spiritualità fra i giovani in tutto il mondo.
L’inchiesta si è svolta nei mesi di novembre e dicembre 2023 in otto Paesi (Argentina, Brasile, Italia, Kenya, Messico, Filippine, Spagna e Regno Unito) su un campione composto da 4.889 giovani tra i 18 e 29 anni di età. Una indagine attenta alle differenze culturali tra i vari Paesi, dove alcune tendenza sono più marcate (ad esempio in Kenya, Filippine e Brasile, dove tra l’82% e il 92% dei giovani si identifica come «credente») rispetto ad altre realtà (Argentina, Spagna e Italia tra il 48% e il 52%), e qualche sorpresa (il 63% dei giovani inglesi si definisce «credente»).
A questa fotografia si aggiunge anche una comparazione importante: quella tra atei/agnostici e credenti (qualsiasi fede) che rispetto a cinque anni fa vede una sorta di divaricazione: il gruppo dei credenti oggi dice che «la spiritualità è più presente nella mia vita» nel 59% dei casi, i non credenti che rispondono «la spiritualità è meno presente nella mia vita» nel 34% dei casi (a fronte di 26% per i quali questa esigenza è aumentata).
In questa ricerca emerge anche la forza della componente femminile tra i credenti con una grande percentuale di donne che dichiarano la propria fede in Paesi come Kenya (93%), Filippine (83%) e Brasile (81%), e in generale il numero di donne cattoliche è più alto anche a livello globale (52%). Ma più interessante ancora è vedere che cosa pensino i ragazzi e le ragazze credenti su una serie di questioni sociali, e che cosa per loro è particolarmente problematico da un punto di vista etico: la corruzione politica e le problematiche ambientali sono questioni cruciali e urgenti per il 91% degli intervistati. L’affidabilità della politica e la preoccupazione per il futuro del pianeta giocano un ruolo forte nella vita e nelle aspirazioni dei giovani under 30. Poi però ci sono i dati relativi alla morale sessuale, e se a livello globale i giovani percepiscono nella pornografia una minaccia per una sana relazione (il 74% è d’accordo o molto d’accordo con questa affermazione), dall’altro solo il 40% ritiene che la contraccezione alteri la qualità dell’intimità in una coppia, e in generale il dato relativo alla pornografia è molto diverso tra i Paesi che hanno vissuto il ’68 e la «liberazione sessuale» e chi no.
Un altro dato che emerge – sempre relativamente alle questioni sociali – è un rifiuto generalizzato della guerra, seppur con sfumature molto diverse (nel Regno Unito la posizione pacifista non è maggioritaria tra i giovani, in Italia invece la percentuale è molto alta). Anche sulla pena di morte ci sono brutte sorprese: il 54% è a favore, più o meno intensamente, con l’eccezione dei giovani italiani che si dichiarano per il 47% contro di essa. Così come c’è un favore generalizzato per la pratica dell’«utero in affitto» (51% globale) ma non per la prostituzione che solo una minoranza, uno su quattro, vorrebbe legalizzare. Ci sono, a leggere tra le righe, alcune contraddizioni che sono lo specchio di un set di valori, personali e sociali, che è cambiato e che i più giovani hanno fatto proprio in maniera più o meno consapevole. Il dato è che la secolarizzazione avanza in Europa, il continente meno religioso in assoluto, ma nei Paesi del cosiddetto “Global South” non attecchisce, almeno non alla stessa velocità. L’ultima questione è «chi è Dio per te»: quando a credenti e non credenti è stato chiesto quali “concetti” associassero a questa domanda, hanno risposto in maggioranza «amore, perdono e misericordia». Dimensioni che danno fiducia.
Lucandrea Massaro
Avvenire, 1 marzo 2024