Gentile direttore, osservo ogni giorno attonita conflitti e tragedie umanitarie, ferite aperte nel “corpo” dell'umanità. I volti di uomini, donne, bambini, scomparsi in guerre e in naufragi, vivono custoditi nei nostri cuori affranti. È come se quei cuori fossero cimiteri con tante, troppe croci. I cimiteri vengono considerati luoghi tristi, ma i lumini accesi sulle tombe spesso senza nomi e senza volti di questi nostri fratelli e sorelle sono, nel buio della disperazione, luci di speranza per ricordare che, chi è già volato in Cielo, sia stella di pace nel firmamento della vita. Perché nel mondo ci sono tante guerre? Perché “l’un contro l’altro armato”? Perché c’è chi vuole schiacciare e scacciare l’altro dimenticando che siamo “fratelli tutti”? Chi soccorre il fratello e lo salva, non soccorre forse Cristo? Perché oscurare e isolare gli operatori di pace, ostacolare e persino sanzionare le Ong che soccorrono esseri umani a rischio della vita? Non dovremmo «trattare l’umanità, sia nella nostra persona sia in quella di ogni altro, come fine e mai come mezzo» (Kant)?
Sono domande che ci poniamo sempre di fronte a guerre e tragedie umanitarie. Ogni guerra è straziante, logorante, priva di senso, di scopo, ma comunque colma di vita e di speranza. In guerra ci sono le vite dei soldati – fratelli e figli di un solo Dio, fragili “foglie appena nate” legate con tenacia all’albero della vita – e di chi aspetta il loro ritorno trepidante, ma con speranza. Non abbiamo imparato dagli errori e dagli orrori della storia, ma se ciascuno di noi compie un piccolo passo verso un mondo fatto non di conflitti, ma di dialogo; non di fabbriche di armi, ma di scuole; non di trincee, ma di case comuni; non di missili, ma di abbracci; non di città distrutte, ma di paesi vivi; non di grida di dolore, ma di voci d’amore; non di pianti, ma di sorrisi; non di migranti disperati, ma di coraggiosi samaritani; non di arenili sfigurati da piccoli corpi senza vita, ma di spiagge animate da bambini in vita, si aprirà la strada che conduce a un Regno di giustizia e di pace. O Dio che conosci le nostre fragilità perché ti sei fatto uomo in Gesù; Maestro e Luce che illumini i nostri passi; Spirito Santo che tessi la trama della vita con l’amore, il perdono, la misericordia, asciuga le lacrime dal volto dell’umanità sofferente!
Lucia, classe III D Scuola media “P.M.Rocca” Alcamo (Tp)
Avvenire, 10 marzo 2023