«Quando faccio volontariato sono felice, perché mi rendo conto di fare del bene agli altri, donando quella fortuna che io ho avuto, ma che loro non hanno sempre. Vedere i bambini sorridere, giocare, fare i compiti volentieri, è una gioia che mi riempie il cuore, è un vero arricchimento dell’anima. Capisco di stare facendo del bene quando, appena mi vedono, corrono da me sorridendo e dicendo di essere felici. E questa è la cosa più importante: porgere la mano a chi ne ha bisogno, aiutarli a camminare».
Sono le parole di Alessandra, una dei circa 200 adolescenti di Catania che hanno aderito al progetto “Amici di Rosso Malpelo”, promosso dagli Uffici diocesani di pastorale scolastica e caldeggiato dal vescovo Luigi Renna. Come lei, Francesco: «Quest’attività mi fa comprendere che la mia presenza per questi ragazzi significa molto e il tempo passato insieme mi dà l’opportunità di avere un ruolo nel corso della loro formazione scolastica e sui modi di relazionarsi. Inoltre, permette anche a me di crescere e migliorare». Almeno una volta a settimana questi studenti della secondaria di II grado dedicano due o tre ore al recupero scolastico e ad attività ludiche nelle parrocchie, negli oratori e in altre realtà ecclesiali in quartieri con un’alta dispersione scolastica che in alcuni casi tocca il 25%
«Il volontariato è un’esperienza – dice Vera - che dal primo momento mi ha colpita. Nonostante le mie giornate ricche di impegni tra sport e studio, mi sono imposta di trovare tempo per un’attività meravigliosa. Stare con questi bambini mi fa sentire una persona migliore; ne seguo due stupendi a cui già sono affezionata. Con le mie compagne ci siamo avvicinate a una realtà a noi non nota, che ci ha stupito e ci insegna che c’è sempre da imparare, e dai bambini ancor più che da alcuni adulti». In un contesto sociale dove i sogni spesso soccombono di fronte alle sfide quotidiane, il doposcuola nei quartieri difficili si rivela un faro di speranza, sull’esempio di don Milani. Si tratta di estrarre i desideri sepolti sotto difficoltà e incertezze per renderli progetti concreti e ambizioni raggiungibili, come testimonia Paola: «Ogni incontro è un’occasione per stimolare creatività e scoprire i talenti.
Vedere un bambino illuminarsi mentre realizza di possedere un dono unico è la più grande ricompensa che lascia un’impronta nel cuore. Ogni sorriso conquistato, ogni ostacolo superato, rafforza la mia convinzione nel potere del volontariato. Credo che il vero cambiamento inizi dai bambini a cui spesso non si dà abbastanza fiducia. Ogni ora trascorsa con loro mi conferma che la speranza è sempre viva, pronta a germogliare anche nei terreni più aridi. La gratitudine negli occhi di Alfiuccio, i disegni ad acquerello di Morgana e Ginevra, i braccialetti di perline colorate di Veronica rappresentano il più bel regalo, una ricompensa che va oltre qualsiasi altra. È una scelta dettata dal desiderio di rendere il mondo un posto migliore a partire da noi stessi, ragazze e ragazzi, futuro di questa incerta società. Il confronto con questa realtà ci spinge a guardare oltre le nostre comodità e metterci in gioco. Più di duemila anni fa Sofocle riteneva che “l’opera più bella è di essere utile al prossimo” e io sono dello stesso parere».
Marco Pappalardo
Avvenire, 21 febbraio 2024