UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Gli adolescenti e i pericoli della rete: per il 53% «gravi esperienze negative»

Una ricerca di Cattolica e Ministero del made in Italy rilancia l’urgenza di progetti educativi a tutela dei minori
16 Febbraio 2024

Irrequieti, esploratori, performativi, ripiegati. Sono i quattro profili dei minori tra gli 8 e i 16 anni, protagonisti dell’indagine “Alfabetizzazione mediatica e digitale a tutela dei minori: comportamenti, opportunità e paure dei navigatori under 16”, realizzata dall’Alta scuola in media, comunicazione e spettacolo dell’Università Cattolica e dal Ministero delle imprese e del made in Italy, i cui risultati sono stati presentati ieri pomeriggio a Milano.

Tutti i dati sono reperibili sul sito del progetto Piantaforme (www.piantaforme.it), che ha diverse finalità tra cui identificare gli strumenti, gli utilizzi, i contenuti che orientano i processi di consumo mediale digitale dei minori; identificare le funzioni e i bisogni che device e canali sono chiamati a soddisfare e in parallelo le criticità (disagio, percezione di inadeguatezza, paura) che segnano il rapporto fra minori e ambienti digitali; fornire possibili linee guida e buone pratiche per tutelare i minori riguardo a rischi ed esperienze negative degli ambienti online; delineare possibili nuovi strumenti di misurazione e impatto, sostenibili, in grado di monitorare nel tempo i processi e di fornire dati comparabili anche a livello internazionale.

Sulla base delle risposte date dai 1.877 bambini e adolescenti del campione utilizzato per la ricerca, viene evidenziato che la maggioranza degli under 16 (il 65%), trascorre online tra un minimo di una a un massimo di tre ore al giorno, un altro 14% meno di un’ora, mentre un 19% di iperconnessi, passa online tra le 4 e le 6 ore al giorno e oltre. A questa fascia di super-consumatori di contenuti digitali appartiene il 32% degli adolescenti di 14 e 15 anni, il 19% dei ragazzi dagli 11 ai 13 anni e anche il 9% dei bambini tra gli 8 e i 10 anni. Soprattutto per i più piccoli (il 28% ha ricevuto uno smartphone prima dei 10 anni) questa dieta social ipercalorica può essere spesso fonte di rischio. Quattro intervistati su dieci, a questo proposito, raccontano di esperienze negative online, soprattutto su Youtube per quanto riguarda, appunto, gli under 10. Addirittura, oltre la metà (il 53%) degli adolescenti tra gli 11 e i 13 anni, afferma di aver avuto esperienze negative online «gravi e ripetute».

A cadere nelle trappole della rete sono soprattutto i ragazzi e i bambini che rientrano tra gli “irrequieti” e rappresentano il 31% del campione della ricerca della Cattolica. Tristi ed emotivamente negativi, cercano online «stimoli forti», anche correndo il rischio di essere esposti a contenuti non adatti alla loro età.

La «voglia di divertirsi», «tenendosi alla larga dai problemi», caratterizza, invece, il 25% del campione, i cosiddetti “esploratori”. Che si addentrano nella rete avendo ben presenti le regole di comportamento dettate dalla famiglia. La voglia di divertirsi ma anche di «mettersi in scena», definisce i “performativi”, che rappresentano il 24% del campione. Abili nel maneggiare gli strumenti digitali, «sono consapevoli dei rischi della rete e adottano quindi una serie di misure di auto-tutela». Infine, un altro 20% è costituito dai “ripiegati”. Si tratta soprattutto di teenagers di 14 e 15 anni, con una forte componente femminile. Nei questionari si definiscono «arrabbiati, impauriti e insoddisfatti di sé» e cercano di esporsi il meno possibile, preferendo la fruizione solitaria dei contenuti online. In generale, per quanto riguarda i social, ognuno ha il suo ruolo specifico.

Così, per esempio, Instagram serve a «curiosare e interagire», Tik Tok a «lasciarsi andare al flusso», Facebook a «leggere i commenti più che a guardare». In generale le piattaforme streaming (per citare le più comuni YouTube, Amazon Prime Video e Netflix, ma anche Svod e Avod) vengono utilizzate in famiglia, o da soli in camera e molto meno con gli amici, fuori casa e a scuola. Tra le piattaforme di messaggistica, Whatsapp è risultato imprescindibile in quanto modalità più rapida per comunicare, per creare community e scambiare materiali. I fruitori regolari sono al 93% 14-15enni, all’89% 11-13enni e al 60% tra gli 8 e i 10 anni.

«Gli ambienti digitali sono una risorsa fondamentale per le generazioni più giovani, una palestra dove imparare le regole della socialità e della dialettica costruttiva», ha spiegato Mariagrazia Fanchi, Direttrice dell’Alta Scuola in media, comunicazione e spettacolo dell’Università Cattolica, illustrando la ricerca. «I dati – ha commentato Donatella Proto, dirigente del Ministero delle Imprese e del Made in Italy – confermano la necessità di sostenere e promuovere progetti di alfabetizzazione mediatica e digitale e progetti educativi a tutela dei minori, che favoriscano la realizzazione anche di programmi di comunicazione, basati sull’uso delle nuove tecnologie, lavorando in sinergia con le altre istituzioni coinvolte nel tavolo interistituzionale e coinvolgendo i fornitori di servizi di media e le piattaforme di condivisione video».

Paolo Ferrario

Avvenire, 16 febbraio 2024