UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Giovani e disagio, lavoro su ascolto ed emotività

Dalla Diocesi di Roma una “mini-serie” pensata per dare voce ad un campione di giovani dai 14 ai 19 anni, studenti di diversi licei di Roma
21 Gennaio 2021

Ansia e paure per il Covid, mancata o fortemente ridotta socialità a causa della pandemia, episodi di violenza a Roma e in altre città che coinvolgono minorenni. Segnali di un disagio che attraversa l’universo giovanile su cui abbiamo ascoltato le voci di quattro tra esperti e testimoni impegnati sul campo. « La pandemia, con le sue conseguenze sulla gestione delle relazioni, ha avuto sui giovani, per i quali la socialità è vitale, un impatto devastante –  sottolinea Elisa Manna, sociologa del Centro studi della Caritas diocesana -, è stata come una gelata su una fioritura di mimose ». L’esperta osserva come «sono state toccate le dimensioni costitutive che fanno di loro delle persone equilibrate, a cominciare dal lavoro, laddove i settori più colpiti dalle necessarie restrizioni sono quelli della ristorazione e del turismo, dei contratti part-time e a termine, che riguardano da vicino proprio le fasce più giovani».

Ancora, «se sul fronte del lavoro mancano percorsi di speranza e di progettualità – continua Manna -, in ambito scolastico risultano evidenti le criticità legate alla didattica a distanza, che non è positiva né efficace per la maggior parte degli alunni». Da qui la riflessione sulle manifestazioni degli studenti dei giorni scorsi, «scesi in piazza per affermare prima di tutto la loro esistenza, non vedendo più riconosciuto il loro ruolo – spiega la sociologa -. A volte i loro toni sono arrabbiati perché è mancata una reale sensibilità rispetto alla drammaticità della situazione, senza operare in maniera progettuale». Per Manna «questa esplosione di insofferenza, se espressa in modo civile, è salutare e benefica perché sintomo di una vivacità intellettiva ed espressione di un pensiero critico rispetto a una situazione sociale complessa».

Anche don Gianmario Pagano, da 25 anni insegnante di religione cattolica e autore del blog “Bella, prof!”, invita a «guardare ai ragazzi senza preconcetti», evidenziando come «certe reazioni violente, come la rissa del mese scorso al Pincio, ad esempio, sono espressione di un fenomeno giovanile che già Ferenc Molnár ha raccontato nei primi anni del ‘900 ne “I ragazzi della via Pal”», a dire come «i ragazzi si arrangiano, trovano proprie modalità di reazione e di azione, specie in certe condizioni di povertà morale oltre che economica. Sono gli adulti che devono fornire loro regole e strumenti». Per Pagano, quindi, «fenomeni giovanili – soprattutto adolescenziali – come quelli che si stanno riscontrando non erano imprevedibili pensando da un lato alla situazione conflittuale che di base i ragazzi vivono a quest’età con gli adulti, siano essi docenti o genitori, dall’altro alla condizione di stress e di fatica che le famiglie nelle quali sono inseriti vivono in questo particolare momento storico».

Al ruolo della famiglia guarda anche Antonella De Luca, docente di psicopatologia dello sviluppo all’Università Roma Tre, individuando «la necessità di una autentica alleanza educativa tra la scuola, i genitori e i servizi sociali e di accompagnamento presenti sul territorio» affinché si lavori in modo proficuo «non tanto e non solo sulla dimensione cognitiva dei più giovani ma primariamente su quella emotiva, per uno sviluppo integrale della persona». De Luca riflette in particolare sull’educazione all’autonomia dei giovani, «incapaci di organizzarsi il tempo, di strutturare il vuoto e la noia», e che per questo arrivano, nei casi più gravi, a «sfogare la frustrazione in atteggiamenti violenti, nel gioco d’azzardo o nella tossicodipendenza ».

Si tratta allora di «mettersi in ascolto del grido dei giovani, rispondendo al loro desiderio di relazione», dice don Alfredo Tedesco, direttore del Servizio diocesano per la pastorale giovanile. In questa direzione muove «il progetto realizzato in sinergia con l’Istituto di ricerca Toniolo, che abbiamo presentato nella giornata di ieri», spiega il sacerdote in riferimento al «primo video di una “mini-serie” pensata per dare voce ad un campione di giovani dai 14 ai 19 anni, studenti di diversi licei di Roma, del centro e della periferia». Oltre al «prevedibile bisogno di relazione, che va di pari passo con un senso diffuso di “orfananza” – sottolinea Tedesco -, emerge forte la sensibilità per la carità insieme alla dimensione del “voler fare”, legata al volontariato».

Michela Altoviti

Roma Sette, 19 Gennaio 2021