UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Francesco: «Le università papali siano un coro»

Dal Papa l’auspicio di una maggior sinergia tra gli atenei. «Coltivate le tre intelligenze che vibrano nell’anima di ciascuno: mente, cuore e mani»
27 Febbraio 2023

Un «coro». Una «sinergia effettiva, stabile e organica». Non una realtà troppo «autoreferenziale» o «un pezzo di museo». Così il Papa vede le Università e Istituzioni pontificie romane, i cui rappresentanti - rettori, docenti, studenti e personale, in tutto circa 3.000 persone - ha ricevuto ieri in udienza nell’Aula Paolo VI. La mentalità del coro, ha detto Francesco, deve prevalere sulla tentazione di «andare litigando fra noi per prendere un alunno, un’ora in più». «Vi invito, pertanto - ha aggiunto - , a non accontentarvi di soluzioni dal fiato corto, e a non pensare a questo processo di crescita semplicemente come a un’azione “di difesa”, volta a fronteggiare il calo delle risorse economiche e umane. Va visto, piuttosto, come uno slancio verso il futuro, come un invito ad accogliere le sfide di un’epoca nuova della storia». «Fare coro», dunque diventa una necessità.

«A fronte del minor numero di allievi e di insegnanti, questa molteplicità di poli di studio rischia di disperdere energie preziose. Così, anziché favorire la trasmissione della gioia evangelica dello studio, dell’insegnamento e della ricerca, minaccia a volte di rallentarla e affaticarla. Dobbiamo prenderne atto». E proprio prendendo spunto dall’idea del coro, il Pontefice ha fatto riferimento al Cristo Risorto, opera di Pericle Fazzini, che domina il palco dell’Aula Paolo VI. Secondo il Papa le mani di questa scultura richiamano quelle di un maestro di coro: la destra aperta sembra dirigere l’insieme dei coristi; la sinistra con l’indice puntato invece suggerisce l’idea che stia convocando un solista, dicendo: “Tocca a te”.

Quindi, spiega Francesco, «le mani del Cristo coinvolgono al tempo stesso il coro e il solista, perché nel concerto il ruolo dell’uno si accordi con quello dell’altro, in una costruttiva complementarità. Per favore: mai solisti senza coro. “Tocca a tutti voi!” e al tempo stesso: “Tocca a te!”. Questo dicono le mani del Risorto. Mentre ne contempliamo i gesti - esorta dunque il Pontefice -, rinnoviamo allora il nostro impegno a “fare coro”, nella sintonia e nell’accordo delle voci, docili all’azione viva dello Spirito».

L’idea di armonia, del resto, è connaturale all’università. Per questo Francesco cita san John Henry Newman, secondo cui quello universitario è l’ambito «dove diversi saperi e prospettive si esprimono in sintonia, si completano, si correggono e si bilanciano l’un l’altro». Una tale armonia, però, va coltivata innanzitutto a partire da sé stessi, accordando le tre intelligenze che vibrano nell’anima: mente, cuore e mani. Queste ultime, paragonate da Aristotele e Kant rispettivamente all’anima e al cervello esterno dell’uomo, devono essere, a parere del Pontefice, «eucaristiche come quelle di Cristo»: in altri termini capaci di rendere grazie, di misericordia, di generosità e di «stringere altre mani».

Si impara dunque anche con le mani. Perché questo avvenga, ha concluso Francesco, «ci vogliono mani sensibili. La mente non potrà comprendere nulla se le mani sono chiuse dall’avarizia, o se sono “mani bucate”, che sprecano tempo, salute e talenti, o ancora se si rifiutano di dare la pace. Non potrà apprendere nulla se le mani hanno dita puntate senza misericordia contro chi sbaglia. E non potrà sorprendersi di nulla, se le stesse mani non sanno congiungersi e levarsi al Cielo in preghiera».

Mimmo Muolo

Avvenire, 26 febbraio 2023

(foto Vatican News)