È tempo di estate ma la scuola dell’infanzia non chiude. Il tempo dell’estate è un tempo di riposo, certo, ma non di inattività. È il tempo delle feste, che non sono un mero momento di divertimento ma che, preparate con cura, divengono luoghi reali di compiti autentici, dentro i quali i bambini mettono in atto e manifestano con i genitori e la comunità i loro apprendimenti. I bambini mostrano la competenza raggiunta e accendono l’occasione per riannodare legami comunitari. Le feste di fine anno sono occasioni preziose per 'fare' comunità: le comunità riscoprono la loro dimensione materna godendo della bellezza dell’agire dei propri bambini, che diventano grandi e colorano le prime serate estive. Bambini che 'tirano fuori' dagli appartamenti le famiglie, i nonni, gli amici e i curiosi, e li radunano nel salone della scuola, nel cortile della parrocchia, nella piazza del municipio per 'vedere uno spettacolo', per 'fare insieme il grande gioco', per danzare insieme sulle note dei loro canti.
Gli americani chiamano queste feste 'celebration': a noi questa parola ricorda i riti religiosi o, tuttalpiù, quelli civili; eppure è proprio vero che un momento di festa comunitaria, nel quale si celebra un traguardo raggiunto, è un vero e proprio rito, è una celebrazione della vita che fiorisce e come un fiume in piena scorre nei corsi del tempo. Cosa c’è di più 'sacro'? E allora, per le feste dell’estate, ci si muove tutti: i bambini preparano giochi, danze e canti; le maestre la regia e l’organizzazione, le mamme e le nonne cucinano per tutti, i papà e i nonni preparano gli ambienti, gli zii si armano di telecamere e fotocamere, parroco e sindaco presenziano in prima fila: la comunità riscopre i suoi legami e la bellezza dello stare insieme. Sono momenti in cui i grandi si trovano ad apprendere dai piccoli: forse non tanto in termini di apprendimenti cognitivi, ma certamente nel riscoprire dimensioni del vivere insieme che la nostra società lascia sopite. Grazie ai piccoli, che ci coinvolgono nel loro percorso di crescita, riscopriamo l’importanza delle piccole cose, dei piccoli passi, del guardarci negli occhi, del trovarci insieme, dell’uscire dall’autocentratura delle vite, per costruire e ricostruire legami. La comunità si raduna attorno ai bambini, nei momenti di festa, e forse riscopre la necessità di coltivare la propria dimensione di legame, quotidianamente.
Del resto le scuole Fism nascono dalle comunità: storie spesso più che centenarie raccontano di come la gente dei paesi e dei quartieri abbia costruito, insieme, queste scuole. Nate dal bisogno di cura ed educazione dei piccoli hanno visto le mani di sindaci e parroci, di benefattori e manovali, di suore e maestre, erigere strutture e dar loro vita. Dar vita a scuole per dar vita alle comunità, per custodire il loro bene più prezioso: i bambini. Per custodire il proprio futuro. È da questa stessa specificità originaria, dell’essere scuola della comunità, che nasce anche il valore dell’essere scuola per la comunità. Una scuola attenta ai bisogni e alle necessità che le famiglie di oggi presentano. Tante piccole attenzioni (il tempo prolungato, i pre- e i post- scuola…) sono proprio la traduzione in pratica di un’idea di scuola che è attenta al tempo presente e non si pensa solo come un servizio ai bambini.
Anche il tempo dell’estate si colora di questa tonalità: molte scuole, dopo le feste e la chiusura dell’anno scolastico vero e proprio, danno vita a momenti educativi (dunque non scolastici in senso stretto) che animano l’estate dei bambini e delle famiglie e coinvolgono ancora le risorse della comunità. Nel mese di luglio sono ormai numerose le scuole che attivano i centri estivi per i bambini 3-6 anni. Si lasciano da parte unità di apprendimento ma non si mette da parte l’apprendere… pur nel clima disteso e del divertimento tipico dell’estate. Si modificano gli arredi nelle aule, si colorano con le piscine i giardini delle scuole, si attivano ulteriori momenti ludici e la scuola dell’infanzia si trasforma. Alcune maestre prolungano il servizio, cambiando ruolo; altri educatori ed educatrici vengono assunti per lavorare e giocare con i bambini, si mobilitano i volontari delle comunità per attivare momenti di atelier o per accompagnare i bambini nelle passeggiate, per sorvegliare i momenti di gita o i bagni di sole. I centri estivi sono aperti a tutti e molti bambini che frequentano altre scuole usufruiscono del servizio delle scuole Fism: i bambini fanno nuovi amici, le esperienze si contaminano, nuove famiglie entrano in contatto, nuovi legami, nuovi orizzonti di futuro. E ancora una volta la comunità rinasce. Mettere al centro i bambini significa convocare una comunità, significa ritrovare un motivo, generativo, per uscire dalle chiusure e abitare le nostre città, significa riorientare la politica in un respiro di futuro e di crescita. Insieme.
Marco Ubbiali (Commissione tecnica del Settore pedagogico Fism)
Avvenire, 25 luglio 2017