UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«Educhiamo il nostro cuore alla pace»

Nella Cattedrale di Parma, la lezione del cardinale Parolin ha aperto un ciclo di incontri dedicati al compito educativo
14 Marzo 2024

In una Cattedrale gremita, martedì scorso, il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha aperto la seconda edizione di “Basilica e Agorà”, cantiere di idee, cultura e valori, per tracciare un dialogo tra Chiesa e società civile.

«La Cattedrale è il cuore della comunità cristiana e casa aperta sulla e alla piazza» così il vescovo di Parma Enrico Solmi, che, nel ringraziare Parolin, ha presentato il tema della serata, tassello del ciclo dedicato al tema educativo, già lanciato nel Messaggio alla città per la festa patronale di sant’Ilario. «La relazione unica con il Papa, come unico l’osservatorio, connessione tra coscienza, educazione e pace tra gli uomini e le donne, le famiglie e gli Stati, sono elementi che si richiamano nel titolo “Educazione del cuore. Educazione alla pace”, come nell’attualità».

L’impegno educativo, ha ribadito il cardinale Parolin «è sempre stato al centro delle attenzioni e dell’interesse della Chiesa, educatrice perché madre». Il cardinale ha quindi tracciato le tappe di un percorso di educazione del cuore, inteso come «luogo spirituale in cui ciascuno può vedere se stesso, le sue relazioni», tratteggiando nel contempo identità e responsabilità dell’educatore. Che «non è un dispensatore di regole, ma testimone di una umanità matura e bella», costruttore di relazioni e di processi «da un cuore ad un altro cuore». Affermazione, questa, non scontata nell’era del digitale e di un suo uso bulimico. Capace di «autorità», termine che va liberato da accezioni negative.

Consapevoli che «l’educazione non è mai asettica («È un falso mito!»), perché presuppone sempre una comprensione della vita: ogni giovane fisserà il suo sguardo su ciò che guarda l’educatore». Educare al senso della vita, alla dignità e alla scoperta della propria unicità e valore, educare al bello, al sacrificio e alla vita di grazia. Passaggi su cui il cardinale si sé soffermato, offrendo stimoli ad ulteriori approfondimenti, per poi convergere nell’ultimo: educare alla pace. Il contesto internazionale, come quello attuale, potrebbe portarci a farci sentire estranei, rassegnati, ma, secondo il cardinale, ci sono passi che tutti possono, debbono compiere. Partendo dal pacificare il proprio cuore, «espellendo in noi le radici della violenza» e non indietreggiando dal compito educativo, che è sempre «atto di speranza» e di «umanizzazione».

«Educare alla pace» comporta altri impegnativi passaggi: dall’indifferenza ad un noi condiviso, attraverso proposte di solidarietà, di servizio, di attenzione ed apertura all’altro, «che non è un’appendice del nostro io». Per non «girarsi dall’altra parte» e contribuire a «non disumanizzare l’esistenza e deteriorare la fraternità».

Maria Cecilia Scaffardi

Avvenire, 14 marzo 2024