Valorizzazione di docenti e dirigenti; completamento dell’autonomia scolastica; un sistema di reclutamento e formazione migliore; nuovi programmi più vicini ai nostri giorni; attenzione agli studenti in particolare quelli con disabilità. È davvero ricco l’elenco delle priorità raccolte tra le associazioni cattoliche che operano nella scuola statale e paritaria. Nessuna pretesa di dettare l’agenda, ma la volontà di richiamare l’attenzione del neoministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti su alcuni temi che «non possono proprio più aspettare».
Di certo non lo possono «gli studenti disabili a cui va garantito dallo Stato, indipendentemente dalla scuola frequentata, l’insegnante di sostegno » dice con forza Giancarlo Frare, presidente nazionale dell’Associazione nazionale genitori scuole cattoliche (Agesc). «Non può essere un tema trattato soltanto dal punto di vista economico – aggiunge –, ma attraverso questo servizio si riconosce a questi studenti la loro dignità». Del resto nelle scuole paritarie ci sono studenti disabili, ma lo Stato – a differenza di ciò che accade nelle statali – non riconosce quasi o nulla per i costi del docente di sostegno, ma «nello stesso tempo pone come condizione per ottenere la parità anche l’accoglimento dei ragazzi disabili», anzi, in alcune occasioni tende a spingere le famiglie a questa soluzione, «peccato che poi non seguano atti conseguenti».
Molto caldo appare anche il capitolo relativo alla formazione e al reclutamento dei nuovi docenti. «Occorre garantire percorsi chiari e certi per gli aspiranti docenti» chiede Marco Masi, presidente nazionale della Federazione Opere Educative (CdO-Foe). «Da una parte si richiede che i docenti siano abilitati, ma dall’altra non si attivano percorsi per raggiungere l’obietti- vo». Non solo, sottolinea Masi: «L’abilitazione la chiede lo Stato, che dice di essere l’unico a poterla garantire, ma poi non crea percorsi». Un problema «soprattutto nelle secondarie superiori ».
Sulla stessa linea Ezio Delfino presidente nazionale della Disal-presidi: «Definire con chiarezza questi percorsi – dice – è anche un diritto degli studenti che devono trovarsi in cattedra docenti preparati professionalmente e stabili nella posizione lavorativa ». Intervento necessario, anche se Delfino invita il neoministro Fioramonti a un atteggiamento moderato nell’azione per evitare «l’ennesima stagione di riforme», ma per creare «un clima di confronto».
E l’attenzione del dicastero deve rivolgersi, chiede Carlo Di Michele, presidente di Diesse (docenti vicini alla CdO), anche a «valorizzare docenti e dirigenti che operano già nella scuola di ogni ordine e grado. Una valorizzazione che non deve passare solo dal lato economico – pur non trascurabile –, ma anche dal mettere davvero al centro la proposta educativa, che nasce dalla relazione docente-studente, e tiene in considerazione il contesto attuale. Valorizzare professionalmente chi è chiamato a far crescere ragazzi e ragazze nel percorso scolastico». Anche per questo l’autonomia scolastica è un passaggio quanto mai importante per raggiungere questa valorizzazione.
«Serve la definizione di un nuovo profilo del docente e del dirigente – chiede Giuseppe Desideri, presidente nazionale dell’Associazione maestri cattolici (Aimc) – perché sia valorizzata la funzione educativa e non si riducano a semplici burocrati della scuola. Al contrario occorre investire sul personale scolastico: economicamente, con percorsi formativi chiari e seri». Accanto a questo è «necessario anche ristabilire un rapporto forte e chiaro tra scuola, studenti e famiglie. Rimettere al centro il rapporto educativo, che non è fatto soltanto di trasmissione di nozioni ».
Da parte sua Rosalba Candela, presidente nazionale dell’Unione insegnanti medi (Uciim), invita a «mettere ordine nella normativa scolastica, per fare chiarezza una volta per tutte sulle leggi che riguardano la scuola, dopo un periodo di riforme, controriforme e contro-controriforme ». Un riordino che non può non considerare anche «un maggior raccordo tra tutti gli ordini di scuola, tra le superiori e l’economia del territorio in cui operano» e non ultimo, «la revisione dei programmi cercando di svecchiarli e di introdurvi elementi del mondo contemporaneo».
Verrebbe da dire, come sottolinea Luigi Morgano segretario nazionale della Federazione scuole materne di ispirazione cristiana (Fism), che «sia l’intera scuola a tornare al centro, ad essere una priorità del Paese, visto che nel programma del nuovo governo si afferma che il futuro si gioca sulla valorizzazione delle risorse umane». E dove, «se non nella scuola, si inizia a formare questo capitale umano?» domanda Morgano, che ricorda come anche un recente documento del Parlamento europeo parla della scuola come centrale per lo sviluppo di ogni Paese (e anche dell’Unione).
Davvero tanti i dossier che l’associazionismo cattolico della scuola mette sul tavolo di Fioramonti. Nella speranza che la prima risposta di Viale Trastevere sia quella di porsi in ascolto di chi nella scuola vive, opera, lavora.
Enrico Lenzi
Avvenire, 8 settembre 2019