UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

È l’ascolto la vera radice di una pedagogia adulta

Per una scuola che vuole accogliere, il tema dell’attenzione attiva è centrale
21 Giugno 2023

Il senso più profondo e autentico di una scuola dell’infanzia o di un servizio educativo per l’infanzia è quello di essere un luogo di relazioni, attraverso cui accogliere ed essere accolti/accolte, riconoscere ed essere riconosciuti/riconosciute. In questa prospettiva relazionale, il tema dell’ascolto è un tema centrale; penetra nella quotidianità e in ogni momento della vita al nido o nella scuola dell’infanzia. Quando si parla di ascolto, pertanto, ci si misura con una pratica in cui si è completamente immersi ed è importante avere l’occasione di fermarsi e interrogarsi, al fine di dare un senso alle esperienze e prendere consapevolezza delle dinamiche educative.

Per tale ragione Fism Nazionale ambito pedagogico, in convenzione con il CeSPeFI (Centro Studi di Pedagogia della Famiglia e dell’Infanzia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore), ha ritenuto importante avviare a partire dall’anno scolastico 2022/2023 un percorso di ricerca-formazione finalizzato a rilevare il senso e il valore dell’ascolto dei bambini e delle bambine. Tale percorso ha offerto ai referenti delle diverse regioni d’Italia, alle coordinatrici e alle educatrici/ maestre che vi hanno partecipato un’occasione per vivere la formazione come apprendimento dall’esperienza, nonché per intrecciare il sapere scientifico con le pratiche educative.

Il lavoro di ricerca e di formazione, a cui hanno aderito con grande impegno e motivazione numerose scuole dell’infanzia e nidi del territorio nazionale, ha permesso di accrescere le conoscenze attraverso processi di rielaborazione delle esperienze, in contesti di confronto. Non è stato un percorso in solitudine, ma un vero e proprio cammino euristico e formativo che ha coinvolto scuole, servizi, gruppi di colleghi di diverse province e regioni d’Italia, i quali hanno prodotto un’imponente mole di materiali professionali, attraverso cui hanno raccolto ma soprattutto condiviso le proprie relazioni con i bambini e le bambine, le emozioni, i conflitti e le fatiche, le crisi e le risorse.

Il focus sull’ascolto ha consentito infatti di riflettere sull’esperienza educativa, analizzando diversi aspetti: vissuti e situazioni, contesti di vita, emozioni, pensieri, limiti, conflitti, risorse, per coglierne le articolazioni e le interdipendenze. Tali aspetti sono stati messi in dialogo con pensieri e teorie, generando apprendimenti e inedite conoscenze, scaturiti anche da intensi momenti di confronto all’interno delle équipe e dello stesso gruppo dei referenti regionali.

L’impostazione dialogica ha permesso di valorizzare i differenti sguardi con cui si considerano le situazioni e i vissuti da parte delle diverse realtà educative e scolastiche, riconducendole poi ad una sintesi, creando équipe di lavoro e di confronto tra servizi e territori diversi. Ciò nella consapevolezza che a livello di confronto nazionale, così come nei singoli servizi, non sempre c’è la possibilità di aprire spazi di pensiero riflessivo e di vivere la formazione come costruzione di un sapere a partire dall’esperienza, dal dialogo e dal confronto.

Tenere traccia in modo rigoroso e scientifico dei processi dell’ascolto è stato molto impegnativo ma ha permesso di custodire momenti, frammenti di storie, episodi che il flusso dell’accadere quotidiano rischia di sottrarre. Attraverso la compilazione di un “libro di ricerca” è stata raccolta una mole davvero rilevante di dati qualitativi. Non si è trattato di una mera evocazione documentaristica, bensì di un vero e proprio processo di apprendimento, supportato da un pensiero che non ha voluto dimenticare ma anzi riprendere e ripensare la quotidianità dei servizi educativi e delle scuole dell’infanzia, generando crescita attraverso l’ascolto dei processi e delle relazioni.

Dedicare tempo all’ascolto di un bambino e di una bambina si è rivelato essere un atto di ricerca (e di cura) verso sé stesse, come professioniste e come persone. Pagine di diari di bordo, testi scaturiti da domande esplorative e riflessive, pratiche osservative sono diventate un’occasione preziosa non tanto per raccontare l’infanzia in generale ma per pensare ai singoli bambini reali, aprendo domande importanti: come sto vivendo il rapporto con lui/lei? Quali sono le criticità nel rapporto con i bambini? Quali risorse metto o dovrei mettere in gioco, soprattutto per gestire i passaggi critici della relazione?

È stato un far spazio nella propria interiorità e aprire un varco riflessivo È importante avere l’occasione di fermarsi e osservare/ interrogare ciò che ci circonda, ma anche se stessi/stesse.

Se il futuro prende forma attraverso un passato che diventa memoria, allora tenere traccia, ricordare, fissare, narrare, ritornare sulla relazione con i bambini e sulle pratiche educative, assume i contorni di uno sguardo progettuale, capace di cogliere attraverso l’ascolto spiragli di cambiamento. Ciò che le insegnanti hanno riportato è il fatto che l’ascolto è un tempo e uno spazio, mentale prima ancora che fisico, nel quale il bambino trova posto per essere accolto con le proprie istanze e i bisogni.

Ogni bambino ha bisogno di ascolto per crescere. Dall’ascolto ricevuto impara l’ascolto di sé e l’ascolto degli altri, perché lo spazio dell’ascolto è sempre uno spazio d’incontro (con gli altri e con se stessi).

Monica Amadini, docente di Pedagogia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia, responsabile del progetto Ascolto

Avvenire, 20 giugno 2023