La scuola è al centro del dibattito in Italia come non accadeva da tempo. E ciò dimostra l’importanza dell’educazione: lo ribadiva Mario Draghi in apertura di Meeting, lo rilanciano con forza insegnanti e dirigenti scolastici che all’evento di Rimini hanno testimoniato la grande difficoltà vissuta nei mesi del lockdown. Luca Pozzi, insegnante all’Itgc, Achille Mapelli, di Monza, mette sul piatto un poker di riscoperte vissute grazie all’emergenza: «L’ideale della professione, la centralità della relazione nell’insegnamento, l’utilizzo degli strumenti digitali e il giudicare ciò che è importante verificare nei ragazzi».
«La scuola è comunità quando è la comunità che la realizza» è invece la preziosa sintesi di Claudia Ventura, insegnante di scuola dell’infanzia. Durante la pandemia ha visto la scuola come un organismo vivente nel quale ciascuno ha dato un contributo. «Si è perso tanto in quattro mesi ma si è guadagnato in relazioni con genitori, nonni e fratelli». Un ruolo importante lo hanno giocato i dirigenti scolastici.
«È stata una esperienza drammatica, dove si è sperimentato smarrimento e assenza di adeguate ragioni di speranza – è impietoso Pier Eugenio Lucchetta, dirigente scolastico di Vittorio Veneto – ma è si è pure riscontrata una collaborazione, un’alleanza scuola famiglia fondamentale per la nazione». L’autonomia invocata da Luca De Simoni, della scuola paritaria La Zolla. «Scuola è relazione. Il 95% dei nostri studenti ha riconfermato l’iscrizione e altre richieste sono arrivate. Il pluralismo educativo dev’essere reale».
Fatiche e novità della scuola al tempo del Covid sono state riprese da Anna Ascani, vice ministra all’Istruzione. La prima 'lezione' è decisiva: «La scuola ripartirà a settembre in presenza, da questa ripresa dipende non la credibilità del ministero o del governo ma del Paese». Regioni, enti locali, dirigenti, personale, tutti – assicura Ascani –, stanno lavorando per questo obiettivo. Ma a questo approdo ravvicinato, essenziale, deve seguire uno sguardo più a lungo termine. Pensa ai 40mila edifici scolastici del Paese e invoca un investimento strategico in edilizia scolastica. In secondo luogo la formazione dei docenti, legame tra scuola e società. L’ultima richiesta Ascani la indirizza al governo stesso: «La scuola non sia la Cenerentola del bilancio ma riceva parte consistente dei fondi destinati dall’Europa all’Italia. È priorità numero uno: ci sono tante risorse da investire, occorre farlo nella giusta direzione».
Paolo Guiducci
Avvenire, 23 agosto 2020