UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Due dosi di vaccino a studenti e prof

La variante scuola che ora va prevista
5 Luglio 2021

Servirà tempo per capire che impatto la variante Delta, con la sua nuova ondata di contagi, avrà realmente sulla situazione sanitaria europea prima – dove già molti Paesi sono tornati in allarme – e italiana poi –visto che nel nostro Paese la situazione resta sotto controllo. Le certezze che abbiamo, tuttavia, sono due: che il ceppo in questione è di gran lunga più contagioso (è quindi prevedibile possa fare molto danno anche da noi non appena torneremo a una vita sociale al chiuso, cioè dopo l’estate); e che colpisce soprattutto chi non è vaccinato o è vaccinato con una sola dose (cioè, guardando ai numeri della campagna nel nostro Paese, la fascia d’età dei più giovani).

Assembramenti al chiuso, bambini e ragazzi: ecco riassunta in due pennellate la vita in classe, a scuola, che ricomincerà proprio a settembre per circa 8 milioni di studenti. E a cui, a due mesi di distanza, occorre iniziare a pensare. Intanto i numeri: a che punto siamo con le vaccinazioni dei più piccoli, che sono partite in buona sostanza da poco meno di un mese? I dati disponibili riguardano circa la metà della popolazione studentesca, perché su questa fetta di popolazione per ora sono stati approvati i vaccini (Pfizer in particolare), cioè dai 12 ai 19 anni. Per intenderci, dalla prima media in su. Secondo il Report del governo, aggiornato a ieri sera, il 15,7% di loro ha già ricevuto la prima dose di vaccino (e quindi riceverà la seconda sicuramente prima del rientro). Si tratta di 726mila ragazzi. Tra questi, poi, il 2,7% ha già completato il ciclo vaccinale.

Considerando che si è raggiunto questo risultato in un mese, se durante il resto dell’estate le somministrazioni restassero stabili (e anche le famiglie determinate a far vaccinare i propri figli) arriveremmo a settembre a un 45% di prime dosi, che a ottobre potrebbero essere vaccinazioni complete (il richiamo è previsto tra i 30 e i 40 giorni). Quasi la metà della popolazione studentesca dalle medie in su, dunque. Guardando ai dati di oggi, un numero incoraggiante, visto che con il 32,5% degli italiani vaccinati con due dosi la curva epidemiologica sta dimostrando di “tenere” all’urto della variante Delta (anche ieri il Bollettino ha confermato un tasso di positività stabile allo 0,4%, con 932 nuovi casi e oltre 228mila tamponi). Anche se le variabili sono molte: perché la variante Delta oggi circola al 22% e tra due mesi probabilmente sarà al 100%, ma anche il resto della popolazione sarà sempre più vaccinata, riducendo l’impatto del “nuovo Covid”.

Più sconfortanti sono invece i dati che riguardano il personale scolastico, per cui la campagna vaccinale è partita in alcune regioni addirittura a febbraio. E che è invece molto lontana dall’essere conclusa, complice anche il pasticcio reiterato con AstraZeneca (il vaccino scelto proprio per gli insegnanti inizialmente, poi stoppato, poi ripartito, poi stoppato ancora). In questo caso a parlar chiaro sono i numeri dell’ultimo Report settimanale sull’andamento delle vaccinazioni, pubblicato ieri dagli uffici del Commissario all’emergenza Figliuolo e relativo alla settimana dal 26 giugno al 2 luglio. Al momento i prof che hanno ricevuto due dosi di vaccino sono il 72,86% del totale (1 milione di persone su un totale 1 milione e 400mila persone), con territori molto più avanti (è il caso per una volta della Campania al 90%, delle Marche all’88%, del Molise all’87%) e altri decisamente indietro (la Liguria ad appena il 37%, la Sicilia al 49%, la Calabria e la Provincia di Trento al 56%). Restano 200mila persone in attesa della seconda dose (che a inizio scuola saranno immuni dunque) e uno zoccolo duro di ben 216mila insegnanti (il 14,81%) che invece non si sono presentati nemmeno per la prima dose.

Focolai, quarantene e conseguente Dad, lo abbiamo scritto tanto volte, sono stati i problemi più difficili per la scuola nell’anno che si è appena concluso. Abbassare il più possibile il rischio che si possano ripresentare è l’unica strada per garantire

la ripresa (e il mantenimento) delle lezioni in presenza e i vaccini sono lo strumento. La proposta avanzata dall’Emilia Romagna nei giorni scorsi è destinata a fare scuola: in regione – dove si sono chiuse le prenotazioni nelle fasce d’età intermedia a fronte di un calo nelle forniture dei vaccini, ma si sono tenute aperte per gli over 60 e proprio per i 12-19, in vista della ripresa di settembre – stanno pensando a un Green pass scolastico: un documento, cioè, che in caso di focolai e zone rosse potrebbe consentire agli studenti vaccinati di non fare la Dad. L’idea della giunta Bonaccini per ora è solo arrivata all’orecchio del ministro Bianchi, che in passato è stato assessore all’Istruzione proprio in Emilia Romagna (prima con Errani, poi proprio con Bonaccini). Il dibattito promette di scaldarsi già nei prossimi giorni.

Viviana Daloiso

Avvenire, 4 luglio 2021