Crescono e sono sempre più frequentati e organizzati. Continuano a rimanere un servizio offerto essenzialmente da volontari. Ma sempre di più cercano forme di finanziamento. Soprattutto sono diventati il principale, se non unico, alleato degli insegnanti per prevenire la dispersione scolastica dei figli delle famiglie più fragili e l’integrazione di alunni e studenti di origine straniera. A sette anni di distanza questa è l’immagine dei doposcuola parrocchiali che restituisce l’ultima ricerca di Caritas ambrosiana.
Oggi i doposcuola parrocchiali sono 302 (erano 267 nel 2010) e sono frequentati da circa 10 mila ragazzi, 3 mila in più rispetto a 7 anni fa. Nati per iniziativa del parroco o dei laici che frequentano la parrocchia, garantiscono un servizio piuttosto costante nel corso della settimana. Sono gestiti da 5 mila volontari, in genere over 56 (38,3%) o under 19 (22.3%). In ogni caso sempre prevalentemente donne (67,9%).
Nel corso del tempo, tuttavia, pur rimanendo un luogo di espressione dell’impegno gratuito di parrocchiani e cittadini, si sono sempre più strutturati.
Non si limitano a far fare i compiti a bambini e adolescenti (23,3%), ma aiutano chi li frequenta a recuperare quello che non sono riusciti ad apprendere in classe (18,8%), spesso in accordo con gli stessi insegnanti. L’alleanza con la scuola istituzionale è, d’altra parte, ormai consolidata. Il 24% dei doposcuola opera sulla base di un protocollo d’intesa con l’istituzione scolastica. Il 67% degli utenti è segnalato dal corpo docente.
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