Dimenticare per una settimana il cellulare o per lo meno limitarne l’uso. Si chiama 'Disconnettersi' la sfida lanciata dal liceo Cairoli di Pavia, che l’anno scorso ha coinvolto i suoi studenti e che quest’anno apre questa sperimentazione a tutti. A chi pensa di essere troppo 'connessi', adulti compresi, e vogliono scoprire cosa si perdono stando incollati allo smartphone. Il progetto, primo e unico in Italia, è stato ideato dall’insegnante Lucia Dorigo e dallo psichiatra Maurizio Fea (autore del libro 'Spegni quel cellulare', Carrocci), mentre la parte informatica è stata curata dalla professoressa Elena Razzini. «Se non ci si disconnette non si riesce a capire perché ci si connette – ha spiegato Fea –. Inoltre, non bisogna trascurare il fatto che questo modo di utilizzare le tecnologie comporta anche il rischio di modificazioni nel cervello. L’uso eccessivo compromette, infatti, le funzioni critiche, potenzia l’impulsività e riduce il campo di conoscenze perché premia la ripetitività». Vale la pena provare ad astenersi per tornare ad essere padroni dello strumento, comprendere meglio il senso e il valore dei social network e l’effetto della tecnologia sulla nostra vita e sulla nostra mente.
L’anno scorso i ragazzi del Cairoli, nell’ambito di questa proposta di alternanza scuola lavoro, si sono resi conto che arginando per due giorni l’uso dello smartphone (era consentita solo la messaggistica e la posta elettronica), hanno avuto più tempo per stare con amici e familiari, con maggiori spazi di libertà. Sembra una banalità, ma chiuso il telefono si apre un mondo. «La dipendenza dal web e dai social riguarda tutti – osserva Fea –. Basti pensare che gli ultimi dati ci dicono che in Italia, nel mese di novembre, quasi 42 milioni di persone sono state connesse (30 milioni con lo smartphone) per un tempo medio di quasi cinque ore nell’arco di una giornata». Partecipare è semplice. Basta registrarsi in forma anonima sulla piattaforma digitale e tenere un diario giornaliero, compito che richiede pochi minuti. Chi proprio non ce la fa a resistere per sette giorni può sempre gettare la spugna. Meglio se riesce a motivare la propria decisione.
Il programma è attivo fino al 31 marzo. In seguito, i dati raccolti saranno elaborati e resi pubblici. Chi decide di cimentarsi e scoprire come cambia la vita disconnettendosi può scegliere fra tre livelli di astensione. La più radicale, per i duri e puri, è quella di spegnere il cellulare e dimenticarlo nel cassetto per una settimana. La seconda è quella di disattivare temporaneamente i dispositivi dei vari social network (Facebook, Twitter, Whatsapp, Instagram, Youtube, ecc…), sms e posta elettronica. Se il passo è ancora troppo impegnativo si può scegliere la terza opzione, che prevede di lasciare attiva la messaggistica (Whatsapp e sms) e la telefonia, escludendo solo i social. L’iniziativa, che fa parte di un progetto educativo, non intende demonizzare lo smartphone, piuttosto contribuire a usarlo con maggiore consapevolezza e spingere l’industria a costruire modelli di funzionamento che non mettano l’uomo al servizio del cellulare, ma viceversa.
Giovanna Sciacchitano
Avvenire Milano, 2 febbraio 2020