Una bambina arriva con un disegno in mano: la bandiera ucraina sotto un arcobaleno di pace. Un altro bimbo stringe un orsacchiotto di peluche. Tutti all’ingresso a scuola, zaino in spalla, portano un sacchetto con alimenti e beni di necessità, mascherine e medicinali. La macchina della solidarietà è partita, e passa anche dai banchi. Dai bambini per i bambini che sono lontani, ma non poi così tanto. Siamo in via Monte Baldo, l’Istituto comprensivo 'San Giuseppe Calasanzio', in zona San Siro, ospita la scuola ucraina, gestita dall’associazione culturale 'Rinascita dell’Ucraina', sotto il patrocinio del Comune di Milano e del consolato Ucraino.
Trenta alunni che vivono ogni giorno con i nostri ragazzi, condividono le stesse aule, lo stesso cortile. In un istituto che ospita anche la scuola russa, nel plesso di piazza Axum. E anche quella cinese. Per loro la guerra è assurda. «La nostra scuola parla tante lingue ed è esempio di integrazione e di comunità dialoganti», spiega la dirigente Federica Gambogi. Domani i plessi dell’istituto saranno 'vestiti' da striscioni «per la pace». Da qui è scattato un appello per sostenere una raccolta umanitaria per la popolazione ucraina.
«Migliaia di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case e rifugiarsi nella parte occidentale dello Stato - scrivono dall’associazione 'Rinascita dell’Ucraina' -. I centri regionali come Lviv, Ivano- Frankivsk, Uzhorod e Chernivtsi stanno allestendo i campi d’accoglienza, tuttavia non sono in grado di far fronte alle necessità di un numero così elevato dei profughi. In questo momento difficile abbiamo bisogno del vostro aiuto». «Ci siamo sentiti di fare nostro questo grido di aiuto - riprende Gambogi - e di diffonderlo anche ad altre realtà scolastiche della zona e della città con cui regolarmente collaboriamo».
Così anche all’Istituto comprensivo 'Giovanni Pascoli', in zona Pagano, la dirigente Elisa Dalla, «nella consapevolezza che la scuola deve educare al confronto pacifico e solidarietà», ha fatto partire una iniziativa di aiuto, coinvolgendo le associazioni dei genitori, fra i plessi di Rasori, Ruffini e Mauri. Gli atri delle scuole, già dal mattino, si sono riempiti dei pacchi e dei sacchetti donati dai bambini e ragazzi, per una raccolta che continuerà anche oggi. «Vista la situazione d’urgenza dobbiamo spedire i primi aiuti già nei prossimi giorni», sostengono dall’associazione. Domani il primo invio. Un carico di 'cose' di cui i profughi ucraini hanno estremo bisogno, dopo aver dovuto abbandonare le loro case. Ma anche un carico di umanità, di vicinanza, di amore.
La preside Dalla, nel giorno dell’attacco russo, aveva inviato un messaggio 'No war' a tutte le famiglie: «Sento un dirompente desiderio di esprimere vicinanza a tutta la popolazione ucraina che inizia a vivere un tempo difficile. La scuola italiana si schiera contro la guerra, che non può e non potrà mai essere un mezzo per risolvere le controversie tra popoli». Con due spunti di riflessione, uno per i più grandi, l’Art. 11 della Costituzione e il «ripudio» della guerra. E una poesia di Gianni Rodari, per i più piccini. Il-Promemoria senza tempo, che vale per tutti: «Ci sono cose da fare ogni giorno: lavarsi, studiare, giocare preparare la tavola, a mezzogiorno. Ci sono cose da fare di notte: chiudere gli occhi, dormire, avere sogni da sognare, orecchie per non sentire. Ci sono cose da non fare mai, né di giorno né di notte, né per mare né per terra: per esempio, la guerra». Dentro ogni scatola, c’è questo messaggio.
(G.Mat.)
Avvenire Milano, 2 marzo 2022