UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Crocefisso a scuola, altro caso di malintesa laicità

Mirabelli: il nostro ordinamento lo riconosce come simbolo culturale, non solo religioso
1 Luglio 2021

Crocifisso ancora nel mirino. C’è attesa e preoccupazione per il pronunciamento delle Sezioni unite della Cassazione, atteso per il 6 luglio, riguardante la sua esposizione nelle aule scolastiche. Siamo al terzo tentativo, dopo il fallimento di precedenti ricorsi in sede amministrativa ed europea che hanno escluso violazioni della Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo e della Convenzione europea. Stavolta la richiesta di rimozione parte da un contenzioso nato a Terni, in un istituto professionale statale, finito davanti alla sezione Lavoro e non ha a tema una presunta disparità di trattamento denunciata dagli allievi, ma parte dall’iniziativa di un docente di materie letterarie ateo-agnostico razionale. Iniziativa peraltro disapprovata dall’assemblea studentesca, al centro di un contenzioso col dirigente scolastico, ma reiterata in modo costante, rimuovendo il crocefisso all’inizio di ogni lezione. Il diniego a ottemperare l’ordine di servizio del preside ha portato alla sospensione del docente per 30 giorni dalle funzioni e dallo stipendio, decisione all’origine del contenzioso.

Ora la preoccupazione, emersa in un incontro online promosso dal Centro studi 'Rosario Livatino', non è tanto per la decisione delle Sezioni unite, quanto per il rischio di spostare in tal modo il focus giuridico del caso da questione che riguarda eminentemente il diritto amministrativo e del lavoro su un terreno decisionale che invece richiede l’intervento e la regolamentazione da parte della politica.

Verso un nuovo caso Lautsi? il tema dell’incontro, che richiama il precedente del ricorso di una cittadina italiana di origini finlandesi, respinto dopo lungo contenzioso dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo. Il tema è la laicità dello Stato, affrontato da Carlo Cardia all’inizio dell’incontro moderato dall’avvocato Angelo Salvi. Tuttavia - ha evidenziato il docente emerito di Diritto ecclesiatico a 'Roma Tre' - «essa non va declinata necessariamente alla francese», ogni Stato può, e in un certo qual modo deve, regolamentare la materia in base alle specificità del suo ordinamento.

Perché anche il «muro bianco non è neutro» ha spiegato il costituzionalista, e vicepresidente del 'Livatino', Filippo Vari, come insegna proprio questo caso all’esame delle Sezioni unite. «Io avrei bocciato il ricorso », premette Claudio Zucchelli presidente emerito di Sezione del Consiglio di Stato, che vede i rischi ora di una sentenza 'politica', una volta che il contenzioso è uscito dal suo ambito naturale. Perplessità condivisa da altro angolo visuale da Pasquale Sandulli, emerito di Diritto del lavoro alla Sapienza, che entra nel merito della «discriminazione indiretta » che la Cassazione adombra, di un possibile «svantaggio », mentre Angelo Licastro, docente di Diritto ecclesiastico a Messina l’aveva declinato nei termini di un possibile «disagio».

Niente di tutto questo, ha spiegato Cesare Mirabelli, presidente emerito della Consulta, a sua volta docente di Diritto ecclesiastico. La specificità italiana è il Concordato, «ma esso - ha detto Mirabelli - si basa sul suo riconoscimento valoriale 'laico', di carattere culturale, non solo religioso». E dunque, come ha detto Vari nelle conclusioni, «il crocefisso ha un valore 'passivo', non richiede adesioni, e non introduce discriminazioni».

Angelo Picariello

Avvenire, 1 luglio 2021

(Foto Avvenire)