La cultura e la ricerca devono rendere l’uomo più uomo. Ne è convinto il vescovo Stefano Russo, segretario generale della Cei, che è intervenuto all’incontro online rivolto al mondo della pastorale universitaria, promosso dall’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università. «Questo è un tempo per rinnovarci e per andare all’essenziale – ha sottolineato –, distinguendo ciò che conta da ciò che passa, quello che è necessario da quello che non lo è: vale sia per la Chiesa che per l’Università, ciascuno nel suo modo proprio».
Russo ha anche insistito «sulla fedeltà, rinnovata nelle forme, al senso profondo del nostro esistere». Ed è qui, ha aggiunto, «che si misura la nostra risposta alla crisi aperta dalla pandemia». In sostanza «non si tratta di guardare indietro, ma di coniugare la consapevolezza delle nostre radici con l’apertura ai nuovi scenari». Per il segretario generale della Cei, infatti, la grande sfida dell’Università è quella della «saggezza». Le istituzioni accademiche sono chiamate ad essere «il lievito culturale e scientifico della società, aiutando i giovani (e non solo) a capire criticamente se stessi e il mondo che li circonda». Perciò il vescovo ha ammonito: «L’enfatizzazione posta oggi sulla didattica a distanza, peraltro strategica in diverse circostanze, e sulle esigenze del mercato rischiano di contribuire a far perdere di vista l’autentica missione della cultura e della ricerca, che è rendere l’uomo più uomo, e l’umanità più umana».
Anche Gaetano Manfredi, ministro dell’Università e della ricerca, ha posto l’accento sulla necessità di «fare tesoro dell’esperienza, per costruire un’università più inclusiva anche grazie alla tecnologia». Gli atenei devono diventare «una palestra in cui sperimentare come è possibile essere comunità, facendo cioè in modo che esse non portino all’individualismo». Secondo il ministro, durante la pandemia «il sistema universitario ha dimostrato una grande resilienza e ha dato prova di saper rispondere al bisogno formativo». E l’aumento del numero degli iscritti registrato nell’ultimo semestre «è un segno di speranza e di fiducia da parte dei giovani e delle famiglie». Dunque il compito dell’università adesso è proprio quello di «costruire una nuova visione e una nuova speranza».
Le istituzioni accademiche infatti «sono e devono essere luoghi di pensiero dove si costruiscono percorsi di senso, oltre che spazi di dibattito e di confronto, capaci di apertura nei confronti degli studenti che hanno approcci e metodi nuovi», ha affermato Franco Anelli, rettore della Cattolica, per il quale «l’università deve dare competenze, ma soprattutto conoscenza critica». (M.Mu.)
Avvenire, 27 novembre 2020