UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«Così aiutiamo gli alunni difficili»

Un convegno in Università Cattolica affronta il fenomeno dei “comportamenti problematici”
16 Ottobre 2023

Non hanno disturbi dell’apprendimento certificati né disabilità ma – pur in assenza di deficit o disfunzioni presentano comportamenti problematici: aumenta nelle scuole italiane di ogni ordine e grado la presenza di una popolazione di bambini e ragazzi in sofferenza, che patiscono la vita di classe e vivono lo studio e la scuola come una condanna, incapaci di relazionarsi in maniera costruttiva con compagni e docenti. Tocca agli insegnanti, maestri o professori, trovare il modo di gestire l’esperienza didattico- educativa tanto fragile quanto esplosiva: bisogna rassegnarsi a lasciare indietro chi non si adatta, darsi per vinti di fronte all’ostilità manifesta di quanti, pur con potenzialità personali a volte notevoli, rifiutano ogni coinvolgimento?

Gli insegnanti che non si arrendono sono in cerca di strumenti per supportare la tenacia, che li aiutino a essere d’aiuto: una fame di consigli e confronto testimoniata dall’affluenza record – i numerosi posti esauriti nel giro di qualche giorno, una lista d’attesa sterminata – al convegno in corso oggi nell’Aula Gemelli dell’Università Cattolica, a Milano. Titolo: Allievi difficili in classe e comportamenti problematici: come affrontarli? A organizzare l’incontro è il Cedisma, il Centro studi e ricerche sulla disabilità e marginalità, di cui Luigi D’Alonzo, docente di Pedagogia Speciale presso l’ateneo milanese, è direttore. La notizia buona: «Visto l’interesse – spoilera Luigi D’Alonzo – stiamo pensando di promuovere un master sull’argomento, il prossimo anno». La notizia cattiva: «Sono sempre di più gli allievi difficili e se non riesci a recuperarli, mandano a monte qualsiasi progettazione educativa. Sono ragazzi a cui manca l’autocontrollo – spiega il professore – oppure che ne esercitano fin troppo su se stessi. Sono chiusi o hanno un atteggiamento di sfida verso tutto e tutti, provocano, ricorrono ai sotterfugi, esprimono negatività… Tutti atteggiamenti che vanno gestiti, bloccati immediatamente, per evitare che condizionino il percorso didattico educativo proprio e della classe». O, peggio, come spesso raccontano le cronache, finiscano per sfociare in reazioni violente, in aggressioni fisiche. Essenziale è saperli vedere questi comportamenti, riconoscerli, capirli. «Si deve e si può, ma non restando dietro la cattedra. Chi pensa che sia ancora possibile la tradizionale lezione frontale non ha capito che il mondo è cambiato. L’insegnante deve alzarsi, stare vicino ai ragazzi, in mezzo alla classe. Esercitare il controllo prossimale, camminare tra i banchi dando agli studenti la sensazione di avere tutto sotto controllo e che nulla può essere fatto senza che lui se ne accorga». Avvicinarsi all’allievo che disturba la classe o che si dedica ad altro – con uno sguardo torvo, se è il caso - è un modo efficace per riportarlo nei ranghi. «Ma bisogna anche piacere alla classe. Entrare in aula con quel che mi piace definire slancio e scorrevolezza – è il consiglio del prof – perché un conto è entrare, sedersi dietro la cattedra e dire a che pagina bisogna aprire il libro, un altro è pronunciare una frase che faccia capire ai bambini o ai ragazzi che sono felice di vederli, quanto mi appassiona stare con loro. E contagiarli con questa mia passione».

È noto che a complicare la situazione nelle classi d’Italia ha molto contribuito la pandemia da Covid-19 e il conseguente lockdown: la quotidianità di tutti è stata stravolta, e la vita scolastica è uno degli aspetti che più hanno risentito della necessità del confinamento. La didattica a distanza, cruciale per non rinunciare del tutto alle lezioni, non ha funzionato bene ovunque sia perché non ovunque i docenti si sono rivelati all’altezza del compito sia per le difficoltà di connessione alla rete in diverse parti del Paese, un divario che aspetta ancora di essere colmato. Anche la disponibilità di un luogo tranquillo dove studiare e di dispositivi digitali ha fatto la differenza e tra gli alunni è esplosa la disparità tra chi aveva alle spalle una famiglia in grado di supportare il lavoro della scuola e chi no. In sintesi, le competenze degli studenti sono calate durante l’emergenza e le disuguaglianze si sono inasprite.

«Il confinamento e il trasferimento delle attività nel web hanno dato vita anche a un’epidemia di solitudine. Gli incontri online sono solo l’apparenza di un incontro, ci sembra di essere in compagnia quando invece siamo lontani. Per questo il Cedisma ha organizzato l’incontro di oggi in presenza, perché dobbiamo tornare a far incontrare i nostri cuori. Noi adulti – prosegue D’Alonzo – e anche i ragazzi». È sempre più evidente l’importanza di investire sulla professionalità degli insegnanti che svolgono un ruolo essenziale per la formazione di bambini e ragazzi. Vale per le fasi ordinarie, e ancor di più per quelle straordinarie, in cui è indispensabile saper adattare alle circostanze i metodi didattici e gli strumenti di insegnamento: «Maestri e professori sono la parte migliore del Paese, l’ultimo baluardo contro il disamore per l’impegno nella società civile, a loro è affidato il difficile compito di crescere cittadini appassionati. Per riuscirci devono saper sollecitare e coinvolgere, motivare. Consapevoli che la motivazione non la portano in classe i ragazzi, nello zaino con l’astuccio e i quaderni».

Nicoletta Martinelli

Avvenire, 14 ottobre 2023