UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Con la libera voce di «Zam» i ragazzi scoprono un mondo

Alla scuola media di Cusano Milanino un incontro organizzato dall’insegnante di religione e propiziato da “Avvenire”
12 Aprile 2023

Leggevano ai ragazzi di terza media le lettere e le storie delle profughe afghane che Avvenire ha pubblicato sul suo sito, da metà febbraio all’8 marzo, e da lì è venuta l’idea a tre insegnanti di invitare a scuola due giornaliste e una giovane fuggita da Kabul. «Volevamo che i nostri ragazzi conoscessero una protagonista di questa assurda tragedia che proibisce alle donne di studiare dopo i 12 anni, frequentare l’università, lavorare, persino uscire per una passeggiata», spiega Irma Bertocco, prof di religione alla scuola media Zanelli di Cusano Milanino, che insieme con le colleghe di Italiano ha preparato gli studenti all’incontro con la “testimone”. Così la diciannovenne Zamzama («chiamatemi Zam») ha raccontato la sua storia a un centinaio di tredicenni, che la ascoltavano seduti e attenti dagli spalti del teatro della loro scuola nell’hinterland milanese.

Scappata da Kabul nel settembre del 2021, Zam ha detto di aver portato con sé solo i vestiti che indossava. Là ha lasciato tutto, dagli amici ai suoi amati libri di scuola. «Voi non sapete quanto siete fortunati a poter studiare, io invece...», ha detto mentre le si rompeva la voce e le lacrime scendevano sul faccino incorniciato dal velo («oggi lo porto perché è Ramadan, ma qui non è come in Afghanistan, dove senza non potevo uscire»). Alcuni studenti, colpiti da questa affermazione così semplice ma così forte, avevano gli occhi lucidi. Zam ha spiegato di aver dovuto lasciare la scuola e che ora è iscritta a un corso di italiano («e anche a scuola- guida») per lavorare part time da McDonald. «Preparo panini e sto in mezzo a tanta gente. Vivo con i miei genitori e mio fratello di 24 anni che aveva una concessionaria di auto mentre ora fa il muratore. L’appartamento è stato messo a disposizione la Casa della Carità della diocesi. Presto dovremo trovare una casa per conto nostro».

Un altro momento di commozione è stato quando la diciannovenne ha parlato della sua migliore amica con cui è in contatto su Whatsapp: «I social nelle città funzionano ancora. Mi chiede sempre di aiutarla a scappare dai taleban, ma io che posso fare?». Lei e la sua famiglia si sono messi in salvo per miracolo. La madre Zakia infatti era educatrice di bambini autistici in una scuola gestita da una Ong straniera che i taleban hanno incendiato. Così la famiglia è stata fatta uscire dall’Afghanistan attraverso i corridori umanitari.

Al termine del racconto le domande dei ragazzi. C’è chi le ha chiesto «senti mai nostalgia di casa?». «Moltissimo, ma non lo ammetterei mai davanti ai miei genitori, già soffrono per quello che hanno perduto». Un altro: «Ti sei sentita accolta in Italia?». «Sì certo. Mi sto ambientando bene, anche se i miei genitori e mio fratello non parlano italiano e devo fare da interprete». «Tornerai a casa?». «Sì, ma quando le cose saranno cambiate». Prima dei saluti i ragazzi hanno voluto darle i loro pensieri scritti su foglietti. «Ti auguriamo di riuscire a spiccare il volo, di trovare la tua strada e seguirla. Sii sempre te stessa e anche se può sembrarti difficile, non sentirti mai sbagliata o inferiore a nessuno». «Sei stata di ispirazione per me. Grazie». «Speriamo che tu possa tenere altri di questi incontri con i ragazzi delle scuole, per quanto sia per te difficile. E che tu possa tornare nel tuo Paese». «No, non possiamo capire quello che hai vissuto, ma ti auguriamo il meglio». «Grazie Zam, per aver condiviso con noi il tuo dolore».

Daniela Pozzoli

Avvenire, 11 aprile 2023

 

Dalle pagine del giornale all’invito di incontrare gli studenti: una testimone delle angherie dei taleban risponde alle domande della scolaresca