“Bisogna continuare a vincere la violenza e la guerra scrivendo lettere, disarmando cuori, menti e mani e seminando amore”. Così l’arcivescovo di Bologna e presidente della Cei Matteo Maria Zuppi, nel messaggio affidato ad Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio nazionale educazione, scuola e università della Cei, per l’incontro “La scuola meritata” promosso oggi a Torino dalla Fidae con il patrocinio dell’Ufficio nazionale educazione, scuola e università della Cei, della regione Piemonte, del Comune di Torino e di Torino metropoli.
Leggendo il messaggio del presidente Cei in apertura dell’evento, Diaco ha richiamato l’incontro avuto nelle settimane scorse da Zuppi con un gruppo di alunni delle scuole primarie e secondarie aderenti alla Fidae, che hanno promosso un progetto di educazione alla pace, e ha aggiunto: “Questo è il primo pensiero in questo momento per tanti di noi: educare alla pace e alla convivenza, costruite con i nostri gesti città diverse. Questo è anche il pensiero che deve attraversare l’educazione, e quindi la scuola in tutte le sue forme e in tutti i suoi ruoli. Se la missione della scuola e il compito del docente non passa anche da questo invito del cardinale, la nostra società ne avrà una grossa perdita”.
“E’ quanto mai necessario suscitare nuove vocazioni educative. Questo è il segno di una società che sa veramente scommette nel futuro; una società che nutre fiducia e speranza in se stessa”, ha proseguito Ernesto Diaco. “Questo – afferma Diaco – vale non solo per la scuola cattolica, ma per tutte le scuole e anche per le nostre famiglie”. Suscitare vocazioni educative è possibile “solo se si incontrano maestri, insegnanti che siano testimoni”. Ma per “seminare una nuova generazione di educatori”, chiarisce il direttore dell’Ufficio Cei, “dobbiamo, noi per primi, essere quelli insegnanti che vorremmo nelle nostre scuole”. La scuola meritata significa allora che “i nostri ragazzi meritano insegnanti all’altezza dei loro sogni, desideri e bisogni. Non stiamo pensando a persone perfette; al contrario pensiamo a persone inquiete e capaci di saper leggere in profondità quello che succede, saper leggere nel cuore delle persone scoprendo le fragilità ma anche i talenti”. Di qui il richiamo ad un passaggio del discorso di Papa Francesco nel suo incontro con il mondo universitario alla Gmg di Lisbona: “Non dobbiamo aver paura di sentirci inquieti, di pensare che quanto facciamo non basti… essere insoddisfatti in questo senso e nella giusta misura è un buon antidoto contro la presunzione di autosufficienza… siamo chiamati ad un decollo senza il quale non c’è volo”.
“La Fidae rappresenta la forma associata di quelle realtà educative di ispirazione cristiana che costituiscono una ricchezza tanto per la Chiesa quanto per la società tutta e che purtroppo attraversano in questo tempo un contesto particolarmente impegnativo. A maggior ragione, dunque, sono grato per la vostra azione di supporto, di accompagnamento e di formazione che svolgete nei confronti di tali realtà”. Lo scrive mons. Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, nel saluto inviato all’incontro promosso dalla Fidae.
Soffermandosi sul tema del “merito” richiamato dal titolo, il presule afferma: “La scuola tutta e in particolare quella di ispirazione cristiana non può non interrogarsi su cosa debba essere oggetto di tale merito senza ridurlo alla mera dimensione prestazionale e interrogarsi, inoltre, sulla validità di una proposta educativa che sia all’altezza di ciò che ogni giovane merita per il semplice fatto d’esserci, una proposta all’altezza di quelle attese e di quelle speranze che costituiscono il cuore di ogni essere umano e particolarmente vive nel cuore di ogni giovane”. Come sottolinea il sussidio della Cei per la pastorale scolastica “Infinito presente”: “per la Chiesa la scuola è una realtà da amare e in cui stare con passione e competenza, contribuendo alla costruzione del progetto scolastico”. “Spero pertanto – conclude Repole – che anche il cammino sulla sinodalità che la Chiesa italiana sta facendo possa esservi d’aiuto e di stimolo per rispondere sempre più e sempre meglio al vostro compito educativo in quella forma specifica che la scuola esige”.