L’«era secolare» comporta un «cambiamento profondo» per la vita religiosa e spirituale. Ma la secolarizzazione non va demonizzata. In un’epoca caratterizzata dal dominio della scienza e della tecnologia, può rappresentare in positivo una «sfida per la religione». Un’occasione per «trasformare noi stessi», per «ricercare nel nostro mondo nuovi linguaggi» e forme di «fratellanza» tra le persone.
Charles Taylor, 91 anni, è uno dei più eminenti filosofi contemporanei. Nella sua riflessione culminata nel fortunatissimo volume di 900 pagine “L’età secolare”, uscito nel 2007 e pubblicato in Italia nel 2009 da Feltrinelli, il pensatore canadese ha contestato in maniera argomentata le tesi secondo cui la secolarizzazione sancirebbe la fine della fede e della religione.
Il professore emerito di Filosofia alla McGill University di Montreal e autore di numerosi saggi sul tema pubblicati anche dalla rivista culturale dell’Università Cattolica “Vita e Pensiero”, ha riproposto gli aspetti principali del suo pensiero nel corso di due incontri - mattutino e pomeridiano - ospitati martedì 10 gennaio nell’Aula Pio XI dell’Ateneo. «Il pensiero di Taylor sulla secolarizzazione ha fatto sì che il termine non implichi più necessariamente un significato di decadenza», ha detto il rettore Franco Anelli, introducendo la conferenza del mattino dal titolo “Solo la secolarizzazione ci potrà salvare? Fede e ragione nell’epoca del disincanto”.
Infatti, secondo il direttore del Centro di ricerca sulla filosofia della persona “Adriano Bausola” (CrifipAB) Adriano Pessina, tra i meriti del filosofo canadese c’è la dimostrazione di come la «narrazione classica» della secolarizzazione che riduce la fede a un fatto privato – “umanesimo esclusivo” la chiama Taylor – sia «sì efficace e pervasiva, ma non consistente e veritiera». In particolare, Taylor ci ha insegnato che la secolarizzazione non abbia un significato puramente teorico, perché interpella le nostre esperienze personali e la collocazione stessa della presenza di Dio nella storia e nel pensiero. In tal senso, rappresenta «un’occasione della liberazione della fede e della religione», la possibilità di un «rinnovamento» e di una «ridefinizione dell’esperienza religiosa».
Disertare la religione, perché considerata retrograda rispetto alle conclusioni chiare del pensiero scientifico e tecnologico, resta fra le più palesi conseguenze dell’era secolare. Per Taylor, invece, quella che stiamo vivendo è «un’epoca di cercatori spirituali». Molte persone cercano risposte per dare un significato pieno alla propria vita. Non tutti le trovano. Non tutti giungono allo stesso traguardo, che può essere vicino alla fede cristiana o al grande amore che vediamo in Cristo. È tuttavia un viaggio, un percorso, un tentativo di cambiare e trasformare se stessi. Un processo che si traduce nell’elaborazione di nuovi linguaggi, nuovi approcci al mondo che hanno in comune la stessa direzione: la ricerca della spiritualità. Taylor per descrivere al meglio questa situazione in cui ci troviamo ha utilizzato il termine «ecumenismo». Il filosofo l’ha definita «un’azione comune di persone che hanno fedi diverse, provengono da contesti culturali differenti, ma sono accomunate dall’esperienza spirituale».
Clicca qui per l’articolo integrale e i video dell’intervento: https://secondotempo.cattolicanews.it/news-taylor-questa-e-l-epoca-dei-cercatori-di-spirito
(Cattolica News, 11 gennaio 2023)