UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Buon anno agli insegnanti: tra i banchi come tra le viti

Il delegato arcivescovile per l’IRC di Torino, prof. Stefano Capello, invia un messaggio per l’inizio delle lezioni
12 Settembre 2023

Pensando al primo giorno di scuola per gli alunni, i docenti di Religione Cattolica ed anche per me, mi viene in mente l’immagine della vigna e della vendemmia: la scuola inizia sempre a settembre, nel tempo della vendemmia. Ed è uno splendido incrocio di percorsi: da una parte il contadino che rincasa con il trattore pieno di grappoli d’uva, dall’altra i ragazzi che escono per recarsi a scuola con lo zaino pesante di libri e noi insegnanti, con il nostro carico di responsabilità. È il settembre dell’uva che matura e della campanella che torna a suonare.

L’uva maturata al sole durante l’estate sembra dirci: «si vendemmierà!». È un augurio, ma anche una splendida lezione di vita: nessun grappolo d’uva nasce improvvisamente, ma dentro e dietro ogni singolo acino è nascosta una lenta e difficoltosa avventura. È la cerimonia delle vigne, alla quale anche il Vangelo un giorno s’ispirò per offrirci una delle sue pagine più belle: il mistero doloroso della potatura, del silenzio, del riposo invernale, seguito dal lento germogliare tipico del tempo di primavera.

La scuola è il tempo dell’attesa e della cura: non dimentichiamo che si deve fare i conti con i parassiti da combattere ed anche con la minaccia delle nuvole tempestose. Poi, però, sarà agosto e quindi settembre, e ci saranno i grappoli tra i filari: «avremo ancora vino!». Tra le viti o tra i banchi, inizialmente nessuna correzione sarà fonte di gioia e di piacere: né quella del contadino che pota, né tanto meno quella del “prof” di Religione. Anche il grappolo ha vissuto questa esperienza grazie ed attraverso il contadino: una ferita, una potatura, l’attesa di nuovi germogli. Sarà così anche a scuola: arriverà il tempo della vendemmia, ma prima c’è tutta una liturgia da celebrare e noi, dobbiamo essere al fianco degli alunni a celebrare per e con loro.

È bello pensare che la pagella di giugno inizia a nascere a settembre dell’anno prima, che la fiducia dei nostri alunni si costruisce dal primo giorno, così come l’uva nasce al tempo della potatura. Noi professori siamo chiamati, appena raggiunta la cattedra il primo giorno di scuola, a dare l’annuncio: «oggi s’inizia a fare il vino!». Dobbiamo essere vignaioli, che amano la loro vigna nel modo descritto da Isaia nel canto del vignaiolo innamorato. Nello stesso tempo dobbiamo saperci far potare a nostra volta dal Padrone della vigna, per poter fuggire il pericolo di sentirci noi stessi i padroni della vigna. Questa è la tentazione più grande di chiunque è chiamato e poi inviato ad un servizio e noi lo siamo.

Che sia un buon anno di lavoro, di fatica, di potature, di servizio, ma anche e soprattutto di germogli e di vendemmia, con la certezza che, con la grazia del Signore: «avremo ancora vino!».

Stefano Capello, delegato arcivescovile di Torino per l’ I.R.C.