UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Ascoltiamo i nostri ragazzi

Elena Ugolini: “Non si può più perdere tempo”
24 Novembre 2020

Caro direttore, venerdì ho fatto il Consiglio di istituto del mio Liceo e i rappresentati degli studenti ci hanno detto due cose semplici. Primo. La fatica con la didattica a distanza è quadruplicata. Svegliarsi tutte le mattine e mettersi davanti ad uno schermo è difficile. Vi preghiamo di ricordarci perché vale la pena fare questa fatica. Vi chiediamo di dirci, una volta di più, il motivo per cui è bello studiare una certa materia. Il punto di ripresa emerge sempre nel momento del dialogo, quando scopriamo che cosa c’entra con noi quello che studiamo. Secondo. Abbiamo scoperto quanto sia importante l’abbraccio, il contatto. I messaggini e le video call non colmano questa esigenza. Fateci tornare a scuola, anche se per poco tempo. Sentiamo la mancanza dell’ambiente fisico.

Ma qual è la risposta di noi adulti a queste domande comuni a tutti i ragazzi italiani, oggi? Zona gialla, zona arancione, zona rossa: in tutti e tre i casi le scuole superiori sono chiuse e possono proseguire solo con la didattica a distanza. Parliamo di riapertura, dopo il 3 dicembre, dei ristoranti e dei bar, ma non delle scuole superiori, neanche per una parte ridotta dell’orario. Forse per l’idea che continuare così fino a gennaio, dopo le vacanze di Natale, per i ragazzi sia indifferente. Non è vero. È proprio su questo che dovremmo fare molta attenzione. Anche una settimana può fare la differenza.

Sono tanti gli studi che confermano i disturbi emersi nei giovani: l’aumento della irritabilità, disturbi del sonno e disturbi d’ansia. L’isolamento a casa durante l’emergenza da coronavirus ha causato l’insorgenza di problematiche comportamentali e sintomi di regressione nel 65% di bambini di età minore di 6 anni e nel 71% di quelli di età maggiore di 6 anni (fino a 18). È quanto emerge da un’indagine sull’impatto psicologico e comportamentale del lockdown nei bambini e negli adolescenti in Italia, condotta dall’Ospedale pediatrico Gaslini di Genova e pubblicata sul sito del Ministero.

Chi ha dei figli sa che non è semplice riagganciare i ragazzi quando si rompe il filo del loro rapporto con la realtà, e la scuola è fondamentale per non spezzarlo. È vero, i ragazzi dai 14 anni in su sono stati la parte della popolazione più facile da 'sacrificare' per chi non è stato capace di preparare la riapertura delle scuole 'al di fuori dalle scuole', sul versante dei mezzi pubblici e dell’organizzazione sanitaria. Ma non dobbiamo sottovalutare quello che sta accadendo ora. I risultati dei tamponi fatti ai compagni di classe in seguito alla segnalazione di ragazzi positivi per contatti 'fuori dalla scuola' sono risultati nella quasi totalità dei casi sempre negativi.

Dall’inizio dell’anno scolastico abbiamo cambiato più volte gli orari delle scuole superiori. Abbiamo fatto alcune settimane di scuola con il 25 % dell’orario complessivo, in presenza. Un tempo limitatissimo, rispetto a quello degli altri Paesi europei, ma essenziale per poter contare almeno su di un momento settimanale in presenza. Se non dovessimo riuscire a cambiare in fretta la situazione 'fuori dalla scuola', sul fronte dei trasporti pubblici e dell’organizzazione sanitaria, pensiamo almeno a una soluzione diversa che consenta di avere l’aggancio necessario per non far perdere la rotta a milioni di studenti. Il Dpcm del 3 novembre fa già delle deroghe sulla scuola in presenza per i ragazzi con disabilità, per chi ha bisogni educativi speciali, per i figli degli operatori sanitari o di chi svolge servizi di pubblica utilità, il Dpcm dà anche l’opportunità di svolgere in presenza i laboratori caratterizzanti gli indirizzi di studio. Occorre uscire dal guado, dando a tutti gli studenti, in modo chiaro, la possibilità di tornare a scuola, in presenza, in modo regolare, anche se per poche ore. Sarebbe sbagliato rifare l’errore – commesso l’anno scorso, a maggio, una volta usciti dall’emergenza – di non riaprire le scuole. Le scuole dovrebbero essere gli ultimi luoghi a chiudere totalmente e solo a fronte di evidenti vantaggi dal punto di vista della diffusione dei contagi, altrimenti 'il rimedio' potrebbe veramente causare un male più grande e duraturo del Covid.

Elena Ugolini

Preside del liceo Malpighi di Bologna

Avvenire, 24 novembre 2020