UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Anelli: «Gli atenei non sono start up»

Nel discorso di inaugurazione, il rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ha indicato le sfide che attendono l’intero sistema accademico
27 Ottobre 2023

«Le università non sono delle start up», ma «un centro di conservazione, elaborazione e diffusione di pensiero e conoscenza». Il rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Franco Anelli, usa un tono fermo ma chiaro parlando, nel suo discorso di apertura del nuovo anno accademico dell’ateneo dei cattolici italiani, del ruolo, del compito e delle sfide che attendono il mondo accademico italiano. Le università, aggiunge il professore Anelli nell’aula magna della sede di Milano, «non nascono dall’intuizione di un businessman per poi crescere fino ad essere mature abbastanza per essere cedute a un investitore. La contendibilità non è un valore degli atenei. La loro perennità, lo è. Il loro saper cambiare restando fedeli a sé stesse, rendersi attuali grazie alla conoscenza e alla ricerca, che li rende costantemente moderni, ossia la capacità, come è stato detto, di vivere all’altezza delle idee del tempo».

Una sfida, quella del cambiamento, che gli atenei non possono non affrontare e che, spiega ancora il rettore, la Cattolica ha cercato di mettere nero su bianco nel proprio piano strategico per il prossimo quadriennio. «Le università sono chiamate in particolare quando delineano il loro futuro a essere “intelligenti”, a essere capaci di leggere dentro la realtà, di interpretare il mondo nel suo continuo mutamento», avendo sempre chiara una «responsabilità aggiuntiva: dobbiamo capire non solo quello che serve a noi, per migliorare il modo in cui svolgiamo la nostra particolare attività, ma quello che serve agli altri», identificati negli studenti e nel mondo del lavoro.

Anche su questo punto il rettore Anelli mette in guardia dal rischio di ridurre gli atenei in un meccanismo «volto a confezionare manodopera intellettualmente qualificata e di alimentare la convinzione che la sola aspettativa degli studenti sia quella di conseguire una certificazione di competenze spendibile sul mercato del lavoro». Insomma gli atenei, e l’Università Cattolica in testa, non possono e non devono essere semplicemente dei percorsi professionalizzati, perdendo la propria capacità di «alimentare nuove aspirazioni», ponendosi anche in ascolto delle nuove generazioni, che «sembrano voler porre loro nuovi valori ordinanti della società, come nel campo del cambio climatico».

Sfide che l’ateneo fondato da padre Agostino Gemelli e dalla beata Armida Barelli ha scelto di affrontare in una fase nella quale, come sottolinea il rettore, si è deciso di non avere una posizione attendista, bensì di apertura al futuro. Del resto il nuovo anno si apre con 106 corsi di laurea (di cui 25 in inglese), un totale di 46.552 iscritti a corsi, master e dottorati, e 12.334 immatricolati, anche se questa cifra è suscettibile di ulteriori incrementi essendo ancora aperte le iscrizioni al nuovo anno. E una grande sfida per l’ateneo dei cattolici sarà anche l’ampliamento nella vicina Caserma Garibaldi, dove i lavori sono iniziati nell’ala di via Santa Valeria e che si spera possano terminare nel secondo semestre dell’anno accademico 2024/25.

La cerimonia di ieri mattina nell’aula magna – preceduta dalla Messa nella Basilica di Sant’Ambrogio presieduta dall’assistente ecclesiastico generale dell’ateneo, il vescovo Claudio Giuliodori nel giorno della memoria liturgica del beato don Carlo Gnocchi che per due anni fu assistente spirituale in Cattolica – è stata anche l’occasione per il conferimento della laurea honoris causa in economia al giurista italiano, naturalizzato statunitense, Guido Calabresi, classe 1932, nato a Milano, ma trasferitosi negli Usa all’età di 6 anni. «Se fossi rimasto a Milano probabilmente la mia laurea 70 anni fa l’avrei presa presso questo ateneo», ha detto in apertura della sua lectio magistralis sul tema “Legge ed economia: la risposta del diritto”. Un intervento carico di passione, che ha incantato gli intervenuti sul tema della immutabilità (presunta) del diritto e del suo rapporto con le altre discipline, che spesso ne invocano il cambiamento. Ma proprio su questo punto Guido Calabresi ha condotto i presenti in un ragionamento, al termine del quale il diritto deve tenere in considerazione una amalgama di discipline. Solo il confronto interdisciplinare può portare a un cambiamento del diritto, tale da potersi avvicinare alla giustizia. Insomma la necessità di un confronto tra discipline, come, ha sottolineato Calabresi, si cerca di fare in Università Cattolica.

Anche l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, sebbene impegnato a Roma per i lavori del Sinodo, non ha voluto far mancare il proprio saluto ricordando come l’Università Cattolica sia «dentro un sistema economico, universitario, accademico e culturale e ne siamo fieri perché lì abbiamo un posto che ci viene riconosciuto e un prestigio che diventa attrattivo».

Enrico Lenzi

Avvenire, 26 ottobre 2023