UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Anche i costi frenano il numero di laureati

Ma studiare in Italia resta un ottimo investimento
19 Agosto 2023

Può sembrare un aspetto marginale del sistema universitario italiano, ma a pensarci bene non è affatto così. Quello della ricerca di un alloggio per il quasi mezzo milione di universitari italiani rischia di diventare il vero tallone d’Achille della nostra continua rincorsa all’Europa sul numero dei laureati. L’Italia con il suo 27,4% di laureati nella fascia d’età 30-34 anni è ben lontana dalla media europea che si attesta attorno al 42%. Già, perché per laurearsi occorre essere nella condizione di potersi iscrivere all’università, soprattutto a quella che si reputa più vicina alle proprie aspirazioni. Ma tutte le ricerche e sondaggi dimostrano come questo desiderio dei figli e delle figlie si trasformi in un esborso per le famiglie che si aggiunge al costo delle rette universitarie.

Ecco perché una politica sugli alloggi per gli studenti universitari non solo appare urgente – anche per rispondere a chi per protesta e necessità si è dovuto accontentare di una tenda nel parco –, ma anche strategico per il nostro futuro accademico. I collegi universitari (54 quelli riconosciuti dal ministero dell’Istruzione e del merito) e gli studentati universitari da soli non bastano: 40.000 posti complessivi, ma che annualmente vedono un ricambio solo parziale. E su questo versante abbiamo già visto lo slittamento dei progetti di ampiamento di questa offerta prevista all’interno dei fondi del Pnrr, da parte del governo. E poi non bisogna dimenticare che i collegi universitari non sono semplici alberghi, bensì strutture con una propria vocazione formativa. Dunque neppure loro, da soli, possono risolvere il problema.

Forse in tutto questo occorrerebbe lanciare una riflessione sul cosa fare nelle diverse città italiana a vocazione universitaria, come Milano, Bologna, Padova, Napoli, Bari, Palermo e Roma. Anche in questo caso tra i tanti progetti di riqualificazione delle città, si potrebbe mettere a tema gli alloggi per gli studenti fuorisede, magari intervenendo per impedire che questi giovani vengano visti come “polli da spennare” da parte di alcuni proprietari di case. Certo sono progetti che comportano costi nell’immediato, ma possono diventare un volano di sviluppo.

Infatti il nostro sistema accademico vuole diventare sempre più attrattivo anche per gli studenti provenienti dall’estero, che però si trovano anch’essi spesso nelle difficoltà dei loro colleghi italiani. Eppure lo scambio di studenti e professori tra atenei di diversi Paesi (e persino continenti) è spesso un’arma vincente per la ricerca, la didattica e il sistema accademico. Ecco perché affrontare questo tema può essere un vero punto di svolta sul numero di laureati e sull’intero sistema Paese.

Ma studiare in Italia resta un ottimo investimento 

Nonostante il caroaffitti e le carenze del sistema formativo, studiare in Italia rimane comunque un ottimo investimento. Almeno stando al rapporto annuale di Jobpricing.it, secondo cui tanto più alto è il livello di istruzione, tanto maggiori sono le possibilità di occupazione e tanto migliori sono le prospettive di carriera e di guadagno.

Possedere una laurea, in media, consente di accedere a un salario del 45% superiore. Esiste, inoltre, una marcata differenza a seconda del percorso di studi intrapreso (le discipline scientifico tecnologiche sono decisamente quelle più remunerative).

Non solo, è molto importante l'Ateneo in cui si sceglie di studiare: I Politecnici e le università private pagano in media di più delle università pubbliche e, a livello geografico, le università del Nord rendono mediamente di più rispetto a quelle del Sud.

Enrico Lenzi

Avvenire, 18 agosto 2023