Nuovo campanello d’allarme sulla dispersione scolastica. Negli ultimi due anni è tornata a crescere: dal 13,8% del 2016 al 14,5% del 2018. Il peggioramento è dovuto alla crescita della dispersione fra le ragazze (dall’11,2% al 12,1%), mentre quella maschile rimane invariata al 16,6%. Lo sottolinea la Fondazione Agnelli e il governo corre ai ripari stanziando 50 milioni per 292 aree del Paese.
Eurostat - spiega la Fondazione ha recentemente aggiornato un indicatore cruciale sulla salute dei sistemi di istruzione e formazione: quello relativo alla quota di 18-24enni che hanno terminato gli studi privi di un diploma o di una qualifica. Si tratta della misura ufficialmente adottata in sede europea per quantificare il fenomeno dell’abbandono scolastico e formativo e seguirne l’evoluzione nel tempo.
Le notizie per l’Italia non sono buone: il dato del 2018 (ancora provvisorio) indica una netta risalita della quota nazionale di “early leavers”, dal 14 al 14,5%. Quella che nel 2017 poteva essere interpretata come una semplice pausa di riflessione (dal 13,8% al 14%) deve quindi leggersi come una preoccupante inversione di tendenza, dopo decenni di costante successo delle politiche di contrasto alla dispersione. Il quadro nazionale è molto disomogeneo, con territori che dovrebbero aver già conseguito - in anticipo rispetto alla scadenza del 2020 - l’obiettivo europeo del 10% (Trento, Emilia Romagna, Umbria e Abruzzo), e le Isole dove invece la dispersione rimane superiore al 20%.
Avvenire, 8 marzo 2019