L’Azione Cattolica risponde all’appello lanciato da papa Francesco al Convegno ecclesiale di Firenze del 2015 per un impegno concreto dei giovani nella vita politica del Paese. L’associazione ha riunito ieri a Pomezia (Roma) oltre 250 persone, tra studenti e amministratori locali, dando il via alla prima edizione della 'Scuola di bene comune', una tre giorni di alta formazione promossa dalla presidenza nazionale di Ac e dal Movimento studenti di Azione Cattolica (Msac), con l’obiettivo di favorire un dialogo tra generazioni e stimolare la partecipazione dei ragazzi al dibattito pubblico.
'Parole di democrazia', questo il titolo dell’evento (in corso fino a domenica), ruota attorno a due focus di riflessione: l’informazione e la rappresentanza, elementi che Ac considera imprescindibili per una compiuta partecipazione democratica. «L’idea è quella di unire l’esperienza dei giovani e degli adulti al servizio del bene comune. Vogliamo trovare spunti utili per contribuire a promuovere la democrazia attraverso una buona informazione e una buona rappresentanza - dice ad Avvenire Adelaide Iacobelli, segretaria del Msac -. Nel periodo che viviamo corriamo il rischio di fraintendere ciò che significa democrazia. I social ci danno grandi possibilità di partecipazione ma possono anche esasperare la polarizzazione delle idee favorendo uno sterile tutti contro tutti».
L’evento, promosso nell’ambito del progetto 'A Scuola di Bene Comune' (Asbc) e finanziato dal programma Erasmus+, prevede gli interventi di amministratori locali vicini ad Ac, esponenti del mondo accademico e giornalisti. «Il nostro Paese vive una sorta di analfabetismo democratico. Vanno rigenerate parole antiche come partecipazione, responsabilità e bene comune – spiega Giuseppe Notarstefano, docente universitario e presidente del settore adulti di Ac –. Le ragioni della politica sembrano soccombere rispetto a quelle dell’economia e della finanza. Vogliamo recuperare spazi per una politica alta, con la P maiuscola, come ha detto papa Francesco. Il che significa anche recuperare la dimensione comunitaria della democrazia e del confronto».
Matteo Marcelli
Avvenire, 16 novembre 2019