UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L’abbandono scolastico in Italia

Dietro ogni ragazzo e ragazza che lascia la scuola anzitempo ci sono tanti fallimenti educativi
5 Febbraio 2021

I figli delle nostre periferie rischiano di essere esclusi dai percorsi di istruzione e formazione. A pesare è sempre di più la condizione sociale di partenza: dimmi da che famiglia arrivi e ti dirò come andrai a scuola. Soprattutto, se si cresce in situazioni di marginalità. Il rapporto nazionale promosso da Openpolis e Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile ha un titolo che spiega già tutto: 'Scelte compromesse. Gli adolescenti in Italia, tra diritto alla scelta e povertà educativa minorile'. È soprattutto intorno alla capacità della scuola di trasformarsi in veicolo d’integrazione che si gioca il futuro delle nuove generazioni colpite dalla pandemia e i primi dati relativi all’anno del Covid sono purtroppo drammatici. La forbice sociale tra chi completa il percorso scolastico regolarmente e chi non ce la fa si sta ampliando pericolosamente.

Il risultato? Cresce l’abbandono scolastico. Con alcuni aspetti inediti. Primo: il disagio sociale si trasferisce di generazione in generazione. I due terzi dei figli con entrambi i genitori senza diploma non si diplomano a loro volta. Chi ha alle spalle una famiglia con status socioeconomico e culturale alto nel 54% dei casi raggiunge risultati buoni o ottimi nelle prove di italiano. Per i loro coetanei più svantaggiati, nel 54% dei casi il risultato è insufficiente. Secondo: nelle grandi città c’è una relazione inversa tra indicatori di benessere economico e quota di neet, i giovani che né studiano né lavorano. A Milano, Quarto Oggiaro ha il doppio di neet della zona di corso Buenos Aires, a Roma, Torre Angela ha il doppio di neet del quartiere Trieste, a Napoli, i quartieri con più neet compaiono anche nella classifica delle zone con più famiglie in disagio. Le periferie d’Italia sono ancora più emarginate e la loro distanza dai salotti buoni delle grandi città è cresciuta con la pandemia. Terzo: sui percorsi scolastici differenti pesa anche la cittadinanza. È di 25,2 il divario in punti percentuali tra l’abbandono dei giovani con cittadinanza straniera e i loro coetanei e non va dimenticato che nel nostro Paese un adolescente su 12 ha una cittadinanza diversa da quella italiana.

«Con la pandemia le disuguaglianze sociali ed educative crescono e aggravano una situazione caratterizzata da grandi divari strutturali – osserva Marco Rossi-Doria, vicepresidente di Con i Bambini –. La povertà educativa ha spesso origine in queste disparità, non solo economiche, ma sociali e culturali. È un fenomeno che non può riguardare solo la scuola o le singole famiglie, ma chiama in causa l’intera comunità educante».

Il fenomeno della dispersione scolastica è l’emblema di un diritto alla scelta che è stato compromesso. È il risultato di tanti fattori, dall’origine sociale e familiare alle prospettive del territorio in cui si abita. Nelle aree interne l’offerta educativa viene minata da fattori come l’alta mobilità dei docenti, le pluriclassi composte da alunni di età diverse, le scuole sottodimensionate, il fenomeno delle classi pollaio. Un incrocio pericoloso tra difficoltà storiche delle comunità e ritardi cronici del mondo scolastico.

Diego Motta

Avvenire, 5 febbraio 2021