Nidi e scuole dell’infanzia del Veneto rispondono 'presenti' all’appello per la fase 2. La Regione ha avviato un tavolo di confronto per riaprire in via sperimentale e in condizioni di sicurezza i servizi educativi e scolastici per i bambini da 0 a 6 anni. Un tema di urgenza crescente, vista la progressiva ripresa delle attività lavorative che preoccupa non poco le famiglie con bambini piccoli da gestire.
Complessivamente, la fascia prescolare conta in Veneto circa 140mila bambini. Un quarto di questi (25.673) ha dagli 0 ai 3 anni e frequenta un nido o un servizio di primissima infanzia. Sei bambini su dieci della fascia 3-5 anni, invece, frequentano una delle 1.119 scuole dell’infanzia paritarie (per un totale di 73.518 bambini), mentre i rimanenti 41.377 sono iscritti a una scuola dell’infanzia statale. Sono le scuole paritarie, quindi, a far la parte del leone nel sistema veneto dei servizi per la primissima infanzia. E per la Fism, la federazione che rappresenta i nidi e le scuole per l’infanzia di ispirazione cattolica, questi due mesi di lockdown sono serviti a mantenere caldi i 'motori' per essere pronti ad inserire la prima e ripartire, quando sarà il momento.
«Se ci saranno le condizioni, in estate saremo aperti per sostenere le famiglie del nostro territorio. Siamo già pronti». A dirlo è Milena Baghin, presidente della Fism di Vicenza, associazione che raccoglie 165 scuole dell’infanzia di ispirazione cristiana in tutta la provincia, gestite da parrocchie, associazioni di genitori, enti morali, congregazioni religiose e fondazioni. Un punto di riferimento per migliaia di famiglie e per i 13.400 bambini che le frequentano (e 1.600 dipendenti). Quando dice «siamo pronti», la presidente intende dire che «le nostre strutture sono attrezzate per funzionare 12 mesi all’anno. Abbiamo una maggiore autonomia gestionale. Il personale è già a disposizione, il contratto lo permette e ne abbiamo già parlato con i sindacati. Inoltre, dopo due mesi di cassa integrazione, anche il personale avrà la necessità di lavorare».
Ma a che condizioni nidi e asili potrebbero riaprire? Dato per certo che «non possiamo pensare di mettere le mascherine ai bambini o di tenerli distanziati», come afferma Milena Baghin, i rappresentanti dei servizi per l’infanzia e delle scuole paritarie e i sindaci hanno formulato le prime proposte: ambienti sanificati, la fornitura a tutti i dipendenti di mascherine e gel, monitoraggio sanitario, la misurazione della temperatura quotidiana, il cambio quotidiano del vestiario, l’igienizzazione delle calzature. I gruppi-classe non dovranno superare i 15 bambini, dovranno essere previste fasce orarie 'allargate' per ingresso e uscita in modo di evitare assembramenti, attenzione ai contatti, allontanamento immediato in caso di eventuali sintomi e riammissione sorvegliata accompagnata da presentazione del certificato medico. Tutte proposte sulle quali la Regione è al lavoro.
Andrea Frison
Avvenire, 29 aprile 2020