La scuola è finita e stanno arrivando le meritate vacanze estive. Vacanze meritate per le insegnanti, che nel proprio lavoro mettono sempre passione, competenza ed entusiasmo per garantire una scuola di qualità; e vacanze meritate per bambine e bambini, che, dopo un intero anno scolastico, ricco di attività e di crescita, possono ora avere un po’ più di tempo da trascorrere con la propria famiglia. È evidente che, affinché il bambino possa vivere serenamente questi passaggi, diventa fondamentale e strategica l’alleanza educativa tra genitori e scuola, il vero segreto di questo affascinante percorso di crescita che chiamiamo educazione.
Tre parole - mi pare - possono esprimere trasversalmente un 'filo-rosso' nel percorso di crescita delle bambine e dei bambini, senza soluzione di continuità (pur con i necessari distinguo) tra il tempo della scuola e il tempo della vacanza: maieutica, desiderio e meraviglia. 'Maieutica' è una parola che usava Socrate ad Atene più di 24 secoli fa. Socrate era un filosofo, ma non si considerava tale: lui sosteneva di fare lo stesso lavoro della madre, che era una levatrice, ma con un’unica differenza: mentre la madre aiutava le donne partorienti a far nascere i bambini, lui aiutava le persone a 'tirar fuori' quello che di prezioso hanno dentro di sé. Ecco che la maieutica, allora, è 'l’arte del far partorire le idee'; che, dal punto di vista educativo, vuol dire affermare che dentro ogni persona, dentro ogni bambino, c’è un tesoro, che va aiutato ad essere 'tirato fuori' e condiviso. La seconda parola è 'desiderio', che ha forse l’etimologia più bella tra tutte le parole della nostra bella lingua italiana: desiderio deriva dal latino de sidera, dalle stelle, e significa proprio 'mancanza delle stelle', 'nostalgia delle stelle'.
Ecco, nella nostra società dove tutto è dato, tutto è immediato, dove la parola d’ordine sembra essere 'tutto e subito', credo che, nei nostri bambini, vada riscoperta e valorizzata la dimensione dell’attesa, del desiderio, dalla quale possono nascere le passioni. Infine, l’ultima parola è 'meraviglia', che è l’atteggiamento tipico del bambino che chiede sempre 'perché': il bambino è curioso, il bambino non si accontenta, il bambino sogna e si stupisce. Il bambino, insomma, può insegnarci tante cose, ma forse la più importante è proprio la sua capacità di guardare il mondo con 'gli occhi della meraviglia', che sono 'gli occhi della prima volta': lo sguardo sincero e incantato che sa cogliere la bellezza autentica delle relazioni belle. Maieutica, desiderio e meraviglia: tre parole, dunque, che ci aiutano a vivere al meglio anche questo tempo estivo, straordinario ed eccezionale.
Massimo Pesenti
Avvenire, 31 luglio 2018