UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«Così l’inclusione scolastica è in pericolo»

Disabili, la protesta di famiglie e docenti alla vigilia della ripresa delle lezioni
27 Agosto 2024

È partita ieri da Genova, la mobilitazione delle famiglie degli alunni con disabilità e degli insegnanti di sostegno precari che, nelle intenzioni dei promotori, vuole coinvolgere tutta l’Italia. Già il 4 settembre saranno a Roma sotto le finestre del Ministero dell’Istruzione e del Merito.

A una settimana dall’avvio del nuovo anno scolastico e a quindici giorni dalla ripresa delle lezioni (tra il 5 e il 16 settembre a seconda dei diversi calendari regionali), si scalda, dunque, la tematica sempre sensibile dell’inclusione degli alunni disabili. Nell’anno scolastico che si sta per chiudere erano 311.201, mentre 194.481 erano i posti per gli insegnanti di sostegno. Di cui 126.170 di ruolo e 68.311 in deroga, cioè assegnati a supplenti. Inoltre, secondo gli ultimi dati dell’Istat, 67mila insegnanti di sostegno non hanno l’abilitazione specifica e quasi il 60% degli alunni ha cambiato insegnante rispetto all’anno precedente.

«Ci preoccupano i tagli del governo e l’inclusione scolastica in pericolo», denuncia Marco Macrì, padre di due bimbi, di cui uno con disabilità ed esponente del comitato “Famiglie senza cure”. La protesta dei genitori è anche rivolta a sostenere le rivendicazioni degli insegnanti di sostegno precari che, dopo aver frequentato costosi corsi di abilitazione, ancora non hanno ottenuto la cattedra. Su questo tema è stata convocata, sempre ieri, un’assemblea nazionale promossa dal Collettivo docenti di sostegno specializzati (Cdss) per definire «le mobilitazioni del prossimo autunno in difesa della formazione e dell’inclusione». In particolare, gli insegnanti puntano il dito contro la decisione del Ministero di aprire alle università online per i percorsi di formazione Tfa e di accettare l’equipollenza di titoli accademici conseguiti all’estero.

«Da tempo chiediamo che i corsi Tfa siano gratuiti e che gli insegnanti di sostegno siano formati nei nostri atenei – sottolinea Macrì –. Invece, la soluzione adottata dal ministro Valditara di rendere equipollenti i titoli conseguiti all’estero costituisce, a nostro giudizio, una discriminazione degli studenti disabili».

«Correttezza» chiede anche Caterina Marcianò, docente di sostegno di 36 anni, «da poco specializzata sull’inclusione, spendendo 3mila euro di corso Tfa e altri mille di viaggio». Per potersi permettere questi costi, la docente racconta di essere stata costretta a tornare a vivere con i genitori. «Tutto questo – riprende Marcianò – svolgendo il Tfa in Italia con obbligo di frequenza, tirocinio a stretto contatto con gli studenti per una formazione autentica e di qualità, a differenza dei corsi che si svolgono all’estero e non paragonabili minimamente al nostro percorso di formazione. Mettere sullo piano le due formazioni chiaramente differenti significa svalorizzare la nostra formazione pagata e sudata in Italia per accompagnare gli studenti nel loro percorso scolastico con le risorse necessarie in un’età complessa. In definitiva, significa non dare valore al nostro ruolo nella società». Le modalità per la compilazione delle graduatorie e l’assegnazione delle cattedre di sostegno sono denunciate anche da Annick Donelli, docente romana di 50 anni, in una lettera all’Ufficio scolastico regionale del Lazio.

«L’anno scorso con 59 punti ero 1300esima quest’anno con 90 punti e tre anni di servizio con supplenze annuali sono 2422esima – scrive la docente –. Mi domando come sia possibile un tale sistema. Ho una laurea in servizio sociale, una delle poche pertinenti al ruolo che ci viene richiesto, ho lavorato come assistente specialistico alle persone disabili per tanti anni e ancora mi vedo superata da persone che di disabilità ne sanno poco o nulla e che semplicemente hanno “comprato” un’abilitazione ottenendo in un attimo una quantità spropositata di punti».

Paolo Ferrario

Avvenire, 27 agosto 2024