UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Picco di non ammessi alla Maturità: «In Sardegna scuola da ripensare»

Sull’isola un migliaio di allievi ha mancato l’appuntamento con l’esame di Stato
28 Giugno 2024

Prima in classifica, ma con la maglia nera. Da tre anni la Sardegna è la regione con la più alta percentuale di studenti non ammessi all’esame di maturità: 7,4% contro il 3,6% della media italiana. L’appuntamento con l’esame di Stato l’altroieri è stato impedito a circa un migliaio di studenti in debito scolastico, quindi costretti dal prossimo settembre a una lunga rimessa a punto.

Una nuova porta spalancata, involontario contributo, verso il mondo della dispersione scolastica, costantemente in doppia cifra, altalenante sopra e sotto il 20%, ma in certe zone dell’isola raggiunge il 50%. Due ragazzi su dieci, tra 15 e 29 anni, non lavorano e non sono inseriti in alcun percorso di istruzione o formazione: sono i Neet.

Causa del disastro alunni demotivati e poco inclini alle fatiche d’apprendimento o professori particolarmente severi? La discussione è aperta. « La scuola va ripensata quasi completamente, tranne pochi aggiustamenti formali è rimasta ferma a 50 anni fa - dice Roberta Curreli, 25 anni di insegnamento nei licei di Cagliari e provincia - e anche riprogrammata nei contenuti, nell’organizzazione dei saperi, nelle forme d’apprendimento e nel rapporto col mondo del lavoro. I giovani si avvicinano alle materie teoriche con la certezza della loro inutilità ai fini dell’occupazione futura e del soddisfacimento dei loro interessi e fabbisogni culturali immediati». Maria Luisa Serra, segretaria generale regionale della Cisl scuola, lascia parlare i numeri: «Nell’ultimo anno scolastico monitorato, il 58% degli studenti delle scuole secondarie di primo grado non ha raggiunto competenze matematiche adeguate: si tratta del terzo peggior risultato tra le regioni italiane».

Per rendere interessante la materia gli insegnanti devono ricorrere a mille tecniche, compresa la mozione degli affetti. «Se siamo simpatici - dice una prof di matematica - gli alunni seguono le lezioni, se ci facciamo voler bene anche le equazioni più complesse vengono incamerate, ma solo per pochi giorni. Una settimana di tempeste social fa tabula rasa di tutto, compresa tavola pitagorica, mai imparata a memoria». «Dopo 30 minuti di lezione frontale e parole gli alunni non ci seguono più. La Regione deve attivare costanti percorsi di formazione per tutto il personale scolastico, garantire ai docenti un reale sviluppo di competenze metodologico laboratoriali che renda l’attività didattica accattivante e motivante. È certamente opportuno - aggiunge Maria Luisa Serra - aumentare le ore di laboratorio in tutte le istituzioni scolastiche, in particolare in quelli tecnici e professionali, che negli ultimi anni hanno registrato la contrazione oraria. Infine organizzare un percorso di orientamento costante per tutti gli alunni della secondaria superiore, oggi quasi limitato alla “vetrina” iniziale, per “rubarsi” gli alunni tra un istituto e l’altro».

L’alta percentuale di non ammessi era già sostanzialmente prevista un mese fa dall’Eurispes Sardegna in un’indagine realizzata con la collaborazione degli assessorati regionali della Programmazione e della Pubblica Istruzione. Più di quattro studenti su dieci, tra gli intervistati, aveva dichiarato di avere un rapporto difficile con l’esperienza scolastica. Secondo gli studenti intervistati, i fattori che possono condizionare il rendimento scolastico sono diversi: materie scolastiche e quantità del tempo dedicato al loro studio (36%), molto gradite le attività extracurricolari come musica, fotografia, pittura, laboratori linguistici (con certificazioni riconosciute anche a livello internazionale), corsi di recitazione, scultura e scrittura. Altri fattori condizionanti: il rapporto con gli insegnanti (34%), le attitudini personali (33%) e la situazione in famiglia: «In quarta e quinta i genitori non si presentano più ai colloqui». I questionari Eurispes rivelavano che c’è un numero non trascurabile (22%) di studenti che coltiva il proprio disagio in solitudine.

Da parte sua, la Regione Sardegna ha comunicato due settimane fa ai sindacalisti la necessità di una legge regionale sulla scuola. «Il vantaggio di avere una nostra legge - ha detto l’assessora alla P.I., Ilaria Portas - sarà quello di dare alla Sardegna un'istruzione a sua misura, senza più adeguarci a un vestito confezionato per altre regioni e che ovviamente non può essere della nostra misura».

Mario Girau

Avvenire, 28 giugno 2024