UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Dalla guerra alle troppe parole in rete e il silenzio da riscoprire

Così le sette tracce fotografano il tempo che stiamo vivendo
21 Giugno 2024

Il “tema” di maturità suscita sempre un’attenzione ampia e puntigliosa, quasi fosse una vetrina della cultura italiana, dove la scelta e il modo di esporre i prodotti indicano l’orientamento prevalente nel momento. Spesso è una prospettiva fuorviante, ma è difficile sottrarsi al gioco condiviso. Classici del Novecento e autori contemporanei per ispirare riflessioni sull’attualità complessa e drammaticamente segnata dalla guerra, ma anche su di noi, alla ricerca di non facili equilibri in un’era tecnologica e competitiva, tra troppe parole in rete e silenzio da riscoprire. Si può forse riassumere così il senso delle tracce per la prima prova scritta dell’esame 2024. Ovviamente, gli studenti hanno dovuto scegliere una delle sette proposte divise fra le tre tipologie di elaborato e concentrarsi su un tema specifico.

Per chi ha voluto cimentarsi con il tema letterario, nell’ambito della poesia era da commentare “Pellegrinaggio”, nota lirica di Giuseppe Ungaretti sull’orrore della guerra di trincea durante il Primo conflitto mondiale. Non improbabile quindi che parecchi candidati fossero preparati a sviluppare un testo che, senza tradire la specifica contestualizzazione dei sentimenti di disperazione e speranza che si alternano nei brevi e scabri versi dell’autore, abbiano potuto fare riferimenti anche alle tragiche guerre in corso, dall’Ucraina al Medio Oriente dove, i soldati vivono l’angoscia di una violenza che ci rende tutti fragili e esposti alla morte insensata.

A pace e guerra fa riferimento anche il brano dello storico Giuseppe Galasso, che introduce “l’equilibrio del terrore” nucleare che ha segnato la storia degli ultimi 80 anni. Una riflessione storica di lungo periodo che poteva essere attualizzata dagli studenti posto che l’incubo atomico che proprio in questi ultimi mesi è tornato ad affacciarsi sull’Europa. Interessanti sarebbero state connessioni con le vicende recenti ai confini orientali del nostro continente, dove un nuovo fronte è aperto e la tragedia nucleare potrebbe davvero materializzare.

Diverso il discorso nell’ambito letterario della prosa, dove la citazione del romanzo di Luigi Pirandello “Serafino Gubbio” rimanda a una dimensione negativa del progresso tecnico, che il grande scrittore e drammaturgo vedeva all’inizio del secolo scorso come disumanizzante e minaccioso. Oggi in quel progresso siamo immersi e in forme molto più avanzate, Pirandello racconta infatti di un cineoperatore, avanguardia di una nuova era allora ai suoi albori, eppure portatrice di spaesamento e di perdita di valori.

All’era della Rete si connette anche la traccia introdotta da un brano di Maurizio Caminito, su blog e diari, invitando a trovare una dimensione personale e una modalità di stare nel flusso delle parole e delle immagini che non ci privi di un’identità che abbia un profilo definito e per quanto possibile stabile. Qualcuno potrebbe fare notare che il testo è del 2014 e il web fa così veloce che il blog è strumento desueto per la maggioranza dei maturandi, anche se lo spazio digitale rimane un mare magnum in cui c’è il pericolo di annegare, con il parlarsi addosso e il raccontare ciò che potrebbe essere anche taciuto. Per questo era speculare lo spunto sul silenzio da riscoprire, con un brano della giornalista Polla-Mattiot in un’epoca rumorosa e sempre eccitata, stimolo sfidante soprattutto per giovani, che di stare zitti non hanno ancora voglia. Eppure, è possibile trovare momenti in cui risulta opportuno ascoltare o isolarsi, spegnere i dispositivi e provare a entrare dentro noi stessi. Dobbiamo anche sapere, però, che cosa cercare e che cosa vogliamo poi tornare a dire. Una pista di pensiero che esponeva pertanto a qualche inevitabile banalità se non declinata con sufficiente partecipazione personale.

Ritrovarsi è anche sapersi guardare e accettare. Sembra questo l’invito che viene dal testo di Rita Levi-Montalcini in un elogio dell’imperfezione di cui abbiamo certamente bisogno per non rimanere vittime di una pressione destabilizzante verso traguardi inarrivabili. Certo, qui si doveva fare i conti con un personaggio come la scienziata torinese che ha avuto sì un’esistenza difficile, esule per motivi razziali, ma che ha vinto il premio Nobel per la Medicina e ha raggiunto con lucidità una ragguardevole età, lavorando fino all’ultimo. Per i più arditi tra i candidati, ci poteva stare anche un riferimento al ministero dell’Istruzione e del Merito che propone le lodi dell’imperfezione, ovvero di ciò che probabilmente in una società meritocratica ci lascerà indietro.

“Politica” anche se nel senso dell’educazione civica era la traccia sulla nostra Costituzione, i cui valori fondanti non invecchiano, proprio grazie alla lungimiranza di coloro che la scrissero, compresa la valorizzazione del nostro patrimonio artistico e culturale, da scoprire, conoscere e tenere come bussola nei tempi che cambiano. Siamo in una fase di riforme che andranno anche a incidere sul testo della Carta, ma forse per gli studenti non era opportuno entrare nella stretta attualità che divide gli schieramenti politici.

Andrea Lavazza

Avvenire, 20 giugno 2024