UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«Non bisogna aver paura dell’esame: è una porta spalancata sul futuro»

«L’emozione di presentarti a un esame in cui ti trovi a ricapitolare il tuo percorso scolastico»
17 Giugno 2024

Mercoledì 19 giugno avranno inizio, con lo scritto di Italiano, gli esami di maturità. Dopo alcuni anni dacché ho lasciato l’insegnamento liceale, ho dato la mia disponibilità a ricoprire l’incarico di presidente di commissione: un’opportunità prevista per i professori universitari, sebbene poco praticata. L’ho fatto perché mi sembrava un modo concreto per rispondere a un auspicio contenuto nella riforma dell’orientamento prevista dal Pnrr: « Mettere in sinergia il sistema di istruzione, quello universitario e il mondo del lavoro». Che scuola e università dialoghino maggiormente è una cosa di cui entrambe queste istituzioni oggi hanno un forte bisogno: a vantaggio degli studenti, naturalmente. Ma forse, a essere sincero, ho accettato la nomina anche per un po’ di nostalgia nei confronti della scuola, in cui ho lavorato per vent’anni.

Quando, nell’arco di quei quattro lustri, mi è capitato di ricoprire il ruolo all’inizio di commissario esterno e in seguito di presidente di commissione alla Maturità, mi sono sempre accinto a questo compito con molta discrezione. Si entra in un contesto diverso dal proprio e per questo si deve rispetto al lavoro svolto da colleghi che non conosci. Questo è l’atteggiamento dettato dalla professionalità della stragrande maggioranza dei docenti. Ciò deve rassicurare i ragazzi, che per la prima volta sederanno davanti a professori mai visti prima. La commissione è infatti composta per metà da membri esterni, come esterno è il presidente: quindi da una maggioranza di esterni.

Ogni anno si discute (e non c’è dubbio che succederà anche questa volta) di quanto sia ancora utile, o inutile, l’esame di Maturità. Per qualcuno è scandaloso che quasi tutti gli studenti vengano promossi. Bisognerebbe ricordare però che il tasso di dispersione scolastica alle superiori è del 25%: soltanto 75 studenti su 100 che iniziano la scuola secondaria di secondo grado arrivano al quinto anno. La “selezione” (brutta parola, ma che a qualcuno continua a piacere...) avviene prima, purtroppo; e occorrerebbe lavorare per ridurre il più possibile quella percentuale, che è il segno di un nostro fallimento.

L’esame che sosterranno i ragazzi nei prossimi giorni non è più quello che ricordano i loro genitori, quando era più “ fiscale”, anche solo per il fatto che la commissione era tutta composta da estranei, tranne un membro interno che spesso si trovava a interpretare in solitaria il ruolo dell’avvocato difensore dei candidati in bilico. Continuo però a pensare che la Maturità rappresenti un importante momento di passaggio. Ed è un rito che unisce le generazioni.

Correva l’anno 1984 quando Antonello Venditti cantò per la prima volta Notte prima degli esami. «Tuo padre sembra Dante e tuo fratello Ariosto / stasera al solito posto, la luna sembra strana / sarà che non ti vedo / da una settimana»: la letteratura, i programmi scolastici, le materie da ripassare fino all’ultimo momento si confondono con la vita, i sentimenti, le ansie di un ragazzo innamorato.

Sono passati quarant’anni, sono cambiate molte cose, ma la vita dei giovani è ancora quella. L’emozione di presentarti con i tuoi compagni a un esame in cui ti trovi a ricapitolare il tuo percorso scolastico, a mettere alla prova le competenze acquisite, a confrontarti per la prima volta con docenti che non conosci. Ma soprattutto l’emozione di vivere un’esperienza che rimarrà a lungo nella memoria. E che è una porta aperta sul futuro.

Roberto Carnero

Avvenire, 14 giugno 2024