UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

L’università non è solo istruzione. Gli strumenti non diventino il fine

Gli errori da evitare nel dibattito italiano sulle tipologie di atenei
12 Giugno 2024

John Henry Newman nel suo saggio del 1858, The idea of a University, scriveva che «una università è, sebbene include l'istruzione dei giovani, molto più di un luogo di istruzione. È un luogo di scienza e una residenza di insegnanti. Ha lo scopo di formare la mente, di diffondere la conoscenza, di coltivare le arti intellettuali, di far avanzare la civiltà».

Per questa ragione un’università non può essere definita, per sua stessa essenza, né tradizionale né telematica. Queste definizioni, infatti, anche se sono di grande attualità, confondono lo strumento con il fine. L’università è per definizione il luogo dell’innovazione, della sperimentazione, della scienza e del confronto e pertanto non può essere mai tradizionale, perché ha come ultimo scopo proprio quello di far avanzare la civiltà e non quello di conservare lo status quo della conoscenza. Per la stessa ragione, un’università non può essere solo telematica, perché essa deve essere un luogo in cui si fa ricerca e didattica, e una comunità viva di pensiero e di pratica.

Ciò non significa affatto che i corsi digitali e a distanza e le nuove tecnologie non siano una grande opportunità. L’obiezione che in Italia l’accesso all’istruzione superiore è più basso del riferimento europeo è reale, così come è reale la considerazione che spesso l’accesso ai corsi universitari risulta complicato dai numeri programmati e dai costi di vitto e alloggio, a volte elevati per gli studenti fuori sede. Ma la soluzione a questo problema non è quella di portare le università nella cameretta degli studenti, ma di agire nel rimuovere le barriere di accesso, sociali, economiche e tecnologiche. Dobbiamo infatti, soprattutto oggi e soprattutto in Italia, favorire la mobilità e l’indipendenza delle giovani generazioni.

Un sapiente e più diffuso utilizzo delle tecnologie digitali può però migliorare l’efficacia dei percorsi universitari, migliorare la didattica e l’esperienza di apprendimento. Corsi digitali, misti, tutoraggio on line, sistemi di accesso telematici ai materiali delle lezioni, intelligenza artificiale, servizi amministrativi ad accesso remoto, sono strumenti molto richiesti dalle giovani generazioni, che in alcuni casi aiutano anche ad abbattere le barriere di accesso. Queste tecnologie sono già molto usate nella formazione post- laurea e il loro utilizzo crescerà ulteriormente anche nei corsi di laurea erogati in presenza.

Tuttavia, in Italia il titolo di studio universitario ha valore legale: lo Stato garantisce il cittadino e lo studente che il percorso di studio ha contenuti formativi certificati, indipendentemente dall’istituzione che lo eroga. Con il riconoscimento del valore legale del titolo di studio, che in alcuni casi abilita immediatamente all’esercizio della professione, lo Stato attesta che titoli di laurea simili ottenuti in istituzioni diverse consentono nella stessa misura l'accesso a percorsi di studio di livello superiore e all’esercizio delle professioni.

Per questo le università in quanto tali e i loro corsi di studio sono soggetti al rispetto di requisiti minimi di qualità stabiliti per legge, per esempio in termini di numerosità dei professori, di coerenza dei loro settori disciplinari con gli obiettivi del corso, di modalità di verifica dell’apprendimento e di misura dell’impegno formativo. I corsi di studio in presenza e quelli parzialmente o completamente digitali possono avere caratteristiche di accreditamento in parte diverse in relazione alle diverse modalità di supporto infrastrutturale ma devono tutti, a parità di tipologia, garantire il rispetto dei requisiti di qualità richiesti dalla legge, indipendentemente da quale sia l’istituzione universitaria che li eroga, sia essa statale, non statale, non commerciale o commerciale.

Ragionare su requisiti di accreditamento diversi per corsi universitari riconosciuti dallo Stato in relazione alla differente tipologia del soggetto che li eroga non ha pertanto senso. E differenze nei requisiti di accreditamento fra corsi di studio in presenza e digitali non possono perdere di vista che occorre garantire medesima qualità e possibilità di apprendimento universitario. E l’Università, tornando a Newman, è molto più di un luogo di istruzione. Una università è o non è.

Alberto Scuttari, Presidente del CoDAU (Convegno dei Direttori generale delle Amministrazioni Universitarie)

Avvenire, 12 giugno 2024