UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La scuola non è una scatola sigillata

L’anno scolastico si chiude, ma restano aperte molte domande e non soltanto quelle relative alle promozioni e alle bocciature
29 Maggio 2024

Ultimi giorni di scuola, ma c’è da faticare ancora prima di arrivare al traguardo. Gli ultimi voti nelle caselline del registro elettronico decreteranno l’esito dell’anno scolastico per molti studenti ancora con il fiato sospeso, “appesi” al risultato dell’interrogazione last minute o della verifica di recupero.

L’anno scolastico si chiude, ma restano aperte molte domande e non soltanto quelle relative alle promozioni e alle bocciature. Da settembre a oggi il tempo è volato, eppure è stato denso, pieno di nuovi spunti e di vecchie questioni.

La novità più rilevante ha riguardato l’istituzione di docenti tutor e orientatori, figure nuove che catalizzano in realtà attività già avviate da alcuni anni nelle scuole. In molti istituti, nonostante le candidature di diversi docenti, si è faticato un po’ a progettarne le azioni in maniera efficace e tempestiva, anche perché – soprattutto nel campo dell’orientamento – molto spesso gli interventi si intersecano su diversi piani, mettendo in gioco l’intero consiglio di classe. Insomma, un cambiamento ancora in divenire e sperimentato per ora solo nel triennio della secondaria di secondo grado.

Di fatto l’orientamento resta ancora una questione aperta. Nel primo biennio della secondaria di secondo grado sono ancora molti gli studenti che vivono il disagio di aver sbagliato indirizzo di studi, o di non essere riusciti negli anni a impostare un metodo di studio adeguato. Spesso si ritrovano in classi troppo affollate e complesse, che non consentono una cura e un’attenzione realmente individualizzata. Sono proprio gli allievi del biennio a essere maggiormente interessati dal tasso di dispersione e abbandono scolastico. I dati Istat del 2023 hanno registrato in Italia la presenza di circa 1,7 milioni di giovani (quasi un quinto di chi ha tra 15 e 29 anni), che non studia, non lavora e non è inserito in percorsi di formazione (i cosiddetti Neet). Un numero preoccupante che interessa in misura maggiore le ragazze (20,5%) e, soprattutto, i residenti nelle regioni del Mezzogiorno (27,9%) e gli stranieri (28,8%).

Ciò che maggiormente impensierisce è lo scollamento che pare sempre più evidente tra didattica e interessi degli studenti, il divario fra i linguaggi, i valori e i codici di riferimento antitetici. La scuola è nel pieno della crisi che investe l’intera società e cerca di attraversarla con i suoi mezzi di fortuna, spesso finendo ingenuamente tra le spire di attacchi mediatici strumentali.
Ma l’istituzione scolastica è anche un po’ vittima di sé stessa, chiusa e arroccata ancora in posizioni anacronistiche. C’è bisogno di una comunicazione più chiara, di metodologie più efficaci, di ambienti più stimolanti e inclusivi, di formazione di qualità, di un sistema di reclutamento più incentrato sull’attitudine alla professione. Occorre una revisione dei contenuti e del sistema delle discipline, una maggiore flessibilità e soprattutto è urgente uscire dal magico perimetro della cattedra.
Serve “motivazione” e questo aspetto non riguarda soltanto i ragazzi.

Sempre più complesso anche il rapporto con le famiglie che tende alla contrapposizione più che al dialogo costruttivo, lo testimoniano le crescenti aggressioni ai danni del personale della scuola e anche i numerosi ricorsi amministrativi. C’è un fraintendimento di fondo sul ruolo della stessa istituzione da parte dei genitori, che sembrano essere più preoccupati di dove sistemare i propri figli nei mesi estivi che della qualità dei servizi che il sistema di istruzione e formazione offre, e anche da parte degli insegnanti che tendono a volte ad arroccarsi su posizioni di una scuola d’altri tempi.

In attesa dei delicati sviluppi delle prossime settimane, delle indicazioni riguardo al Piano scuola estate e dell’edizione 2024 degli Esami di Stato, cerchiamo di ricordare che la scuola non è una scatola sigillata. Essa ha il preciso dovere di interagire con il mondo senza preconcetti e inserirsi nel flusso vitale della popolazione a cui si rivolge. Il gioco dei ruoli non funziona più, ma la preparazione e la professionalità sono ancora riconosciute e valorizzate da studenti e famiglie. Portano buoni frutti se applicate al cambiamento e sono in grado di dare a esso un volto umano.

Silvia Rossetti

Sir, 20 maggio 2024