UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«I sogni dei ragazzi infranti dagli adulti»

L’associazione Engim (Giuseppini del Murialdo) interroga gli allievi dei Centri: così li accompagniamo verso il lavoro
3 Maggio 2024

Da circa un secolo, dalla riforma Gentile del 1922, il sistema di istruzione italiano è rappresentato a forma di piramide: al vertice stanno i licei, appena sotto gli istituti tecnici e alla base la formazione professionale. Che, non di rado, intercetta chi, dopo un’esperienza non soddisfacente in una delle due sezioni che occupano le prime posizioni della piramide, decide di proseguire gli studi in una scuola considerata «più abbordabile». Finendo per rivolgersi, appunto, al sistema della formazione professionale. Ma è davvero così? E, soprattutto: è ancora attuale lo stereotipo che vede collocati al fondo della piramide gli enti di formazione professionale e quanti ne frequentano i percorsi di studio? I ragazzi e le ragazze che affollano le loro classi sono così diversi dagli altri coetanei?

A queste domande risponde l’indagine Giovani in formazione: diverse somiglianze, curata da Daniele Marini e Irene Lovato Menin e realizzata per conto di Engim, (Ente Nazionale Giuseppini del Murialdo), emanazione della «Pia Società Torinese di San Giuseppe», congregazione che opera nell’ambito della formazione professionale fin dalla sua fondazione, avvenuta nel 1873 per iniziativa di Leonardo Murialdo (1828-1900) e dei suoi collaboratori. L’associazione opera a livello nazionale ed internazionale, a servizio dei giovani e dei lavoratori per lo sviluppo della loro professionalità e per la loro promozione personale e sociale.

La ricerca è stata realizzata a gennaio 2024 su un campione di oltre 4mila allievi della formazione professionale, che hanno risposto a domande volte a indagare le loro scelte scolastiche, la qualità delle loro prime esperienze lavorative, quale rappresentazione hanno del lavoro e a quali valori fanno riferimento per disegnare il loro futuro. Contestualmente, il questionario è stato somministrato anche a studenti liceali e di istituti tecnici, quale “gruppo di controllo”, per consentire un confronto dei dati che andasse al di là dei confini della formazione professionale. E un primo risultato, si legge nella presentazione dell’indagine. è che «i giovani sono tutti uguali e la loro appartenenza scolastica non differenzia la loro visione di futuro o l’adesione ai valori».

A preoccupare, semmai, è la distanza tra i «sogni» dei ragazzi e l’impatto con il mondo del lavoro. «I dati della ricerca – sottolinea il direttore generale di Engim, Marco Muzzarelli – rivelano con chiarezza che i nostri allievi, tra i 15 e i 18 anni, ripongono una grande speranza nel futuro e che vedono nel lavoro una potente opportunità di realizzazione personale. Il problema – aggiunge Muzzarelli – è che questi sogni si infrangono quando i giovani escono dai percorsi di formazione ed entrano nel mondo del lavoro, nella realtà degli adulti che non sempre è capace di accoglierli. La domanda che dobbiamo farci – sottolinea il direttore generale di Engim – è allora: noi adulti stiamo distruggendo i sogni delle giovani generazioni? Come possiamo partire dalle loro speranze, evitando che siano infrante?». Compito della formazione professionale è, allora, anche quello di «accompagnare i giovani nel mondo del lavoro», facendosi «portatori di positività», come chiede papa Francesco agli educatori. Anche attraverso i molti aspetti dell’innovazione didattica che la formazione professionale rappresenta.

«Con i nostri laboratori, con il nostro nuovo modo di fare scuola siamo un’avanguardia di innovazione – dice, con orgoglio, il direttore Muzzarelli –. Dalla ricerca emerge anche che, mentre gli studenti dei licei e dei tecnici hanno ancora paura dell’interrogazione e del compito in classe, gli allievi della formazione professionale sono contenti di fare laboratorio e non temono una scuola che si dimostra accogliente». Così, lo stress scolastico è «basso» per il 62% degli allievi Engim, rispetto al 42,4% degli studenti degli altri percorsi. E mentre per i primi il livello di soddisfazione raggiunge l’81,8%, per gli altri si ferma al 75,1%. «Il motivo di questa soddisfazione – spiega Daniele Marini – va individuato, al di là dell’impegno personale, nella dimensione lavorativa della formazione: la partecipazione ai laboratori, innanzi-tutto, ma anche gli stage, l’impresa formativa. In più, i consigli del tutor (corso, stage, apprendistato) risultano importanti nel definire il successo formativo: entra qui l’aspetto relazionale come fattore importante nel percorso personale».

Paolo Ferrario

Avvenire, 3 maggio 2024