UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

I rettori chiudono il “caso” Israele: «L’agenda non la decide chi contesta»

Iannantuoni, presidente Crui: «Siamo in grado di gestire la situazione, non servono norme speciali»
19 Aprile 2024

«L’agenda delle università non la decida chi contesta». Con toni pacati ma fermi, la Conferenza dei rettori italiani chiude il caso Sapienza e smorza le tensioni anti Israele che hanno caratterizzato le ultime settimane negli atenei italiani. Nel documento approvato ieri, (“Buone prassi, principi e proposte per affrontare nelle università italiane le tematiche delle crisi internazionali e umanitarie”), i massimi dirigenti accademici hanno ribadito un principio già evidenziato nei giorni scorsi dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella: occorre salvaguardare, e non recidere, «il collegamento tra gli atenei di tutti i Paesi, al di sopra dei confini e al di sopra dei conflitti fra gli Stati». L’esatto contrario, cioè, di chi vorrebbe boicottare la cooperazione scientifica con Israele per protestare contro l’invasione di Gaza.

Il documento dei rettori prende le mosse da una presa di consapevolezza: «La mobilitazione di tante e tanti, a cominciare dalle studentesse e dagli studenti universitari, deve farci riflettere. Come per la tutela dell’ambiente, anche contro la guerra i giovani ci chiedono di assumerci delle responsabilità. Questa istanza non può rimanere inascoltata». I Magnifici, dopo aver riflettuto e discusso (con posizioni e sfumature anche diverse), hanno concluso che è necessario interpellarsi «sul ruolo che le università devono avere. Ruolo che non è soltanto quello di preparare i lavoratori del futuro, ma innanzitutto di formare persone dotate di capacità critica». In che modo? Favorendo in tutte le sedi e con ogni mezzo il dialogo e il confronto. Pronti, però, a tirare il freno d’emergenza in caso di necessità, prima che le situazioni - come accaduto in questi giorni - possano degenerare. Ricorrendo anche a un metodo collaudato durante il lockdown: «In caso di interruzioni o fenomeni di intolleranza, si decida di svolgere eventi in altra modalità (per esempio online) ma si eviti di cancellarli ». Una sorta di “dad” riveduta e corretta per disinnescare potenziali rischi di ordine pubblico. Basterà? Secondo i rettori, certamente sì.

«Non abbiamo bisogno di eccezioni rispetto alle normative sulla sicurezza, non sentiamo il bisogno di norme speciali - ha sottolineato la presidente della Crui, Giovanna Iannantuoni -. Dò la solidarietà alla collega Antonella Polimeni, rettrice de La Sapienza e a tutti i colleghi quando avvengono episodi del genere. Ma noi rettori siamo in grado di gestire le cose, invito tutti a non alzare i torni, non vogliamo essere strumento di ulteriore radicalizzazione di quanto sta accadendo ». Braccia aperte, dunque, verso chi alza la voce (e magari anche le mani) per far valere le sue ragioni, più o meno accademiche che siano.

Dall’altra parte della barricata il gesto distensivo è stato però poco apprezzato. Svolgere gli eventi online in caso di interruzioni o fenomeni di intolleranza all’università «è come cedere a un ricatto e non è giusto» ha replicato Claudia Caporusso, presidente di Sapienza Futura, la lista studentesca più rappresentativa dell’ateneo romano. Per la studentessa, l’università «è un luogo libero. Si può manifestare pacificamente, ma non impedire le iniziative». Dopo il Covid, «si è fatta tanta fatica a tornare in presenza, svolgere gli eventi online di nuovo non avrebbe senso».

I motivi d’attrito insomma restano, la sensazione è che il documento rischi di buttare altra benzina sul fuoco, anziché spegnere i bollenti spiriti. Ieri, mentre alla Sapienza continuava lo sciopero della fame di due studenti (che si sono anche incatenati per accentuare il senso del gesto), la polizia ha presentato il conto: 32 i denunciati (2 minorenni) per i disordini avvenuti alla Sapienza nelle scorse settimane. In particolare, il 25 marzo circa 60 aderenti ai movimenti studenteschi hanno occupato l'aula magna del rettorato dell'università la Sapienza. Il giorno successivo - secondo l’accusa - altri studenti si sono scagliati contro le forze dell'ordine che presidiavano l'ingresso del Rettorato provocando il ferimento di un agente. Invasione di terreni ed edifici, resistenza e violenza a pubblico ufficiale sono i reati contestati a vario titolo. «Non vogliamo colpevolizzare gli studenti. Ma gli atti discriminatori sono reati ovunque - ha chiosato la ministra dell’Università Anna Maria Bernini -, non esistono luoghi dove si possano tollerare, l’università non è una zona franca e non dà l’impunità».

Marco Birolini

Avvenire, 19 aprile 2024