UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«Laurearci, una meta, ma non smettiamo di crescere nella fede»

Gli universitari di Catania hanno compiuto insieme i gesti che hanno portato alla Pasqua
3 Aprile 2024

«In questi giorni guardare in faccia veramente Cristo ha significato per me esserci con tutti i miei limiti, però con gli occhi sgranatissimi e facendo emergere tutto il mio bisogno di essere salvata». Edith, studentessa in Medicina, è una dei trenta giovani siciliani, di Comunione e liberazione, che nel Triduo pasquale hanno vissuto alcuni momenti comunitari in preparazione alla Pasqua.

«Le prove con il coro mi hanno dato la possibilità di conoscere testi che danno parole nuove al mistero della Pasqua - racconta Francesco, studente di Architettura che ha collaborato alla preparazione dei canti, anche polifonici -, e l’opportunità di comprendere cosa vuol dire essere una voce in comunità». Emanuela, studentessa di Giurisprudenza a Messina, racconta come alcune parole di Giussani ascoltate in questi giorni, in cui venivamo richiamati a «guardare in faccia Cristo e basta, senza la preoccupazione dei peccati o della perfezione» riprese da Giuseppe - un giovane professore universitario, nostro amico - «sono state un “fare memoria”. Mi preoccupavo tanto della performance canora, ma per tutti i momenti di questi giorni mi sono impegnata a ricordare». «Eravamo lì per un Altro - aggiunge Davide, anche lui studente a Messina -, ricordandomi questo sono riuscito a vivere veramente il momento, cantando grato non per la mia, ma per la Sua gloria».

Provando ad assumere questo atteggiamento, gli universitari siciliani - di cui fa parte anche chi scrive – hanno condiviso la lettura di testi biblici, e di brani tratti dalle pagine di Charles Péguy e dal Miguel Mañara di Milosz.

In questo cammino noi giovani siamo stati aiutati da padre Narciso Sunda SJ, vice direttore della pastorale universitaria di Catania, che introducendo le meditazioni con un commento su Isaia 55, ha spiegato: «Le vie del Signore non sono le nostre vie: chiediamo l’intercessione della Madonna, perché ci aiuti a vivere questo tempo favorevole in cui abbandonare il nulla e il male, e a riconoscere nella realtà presente il dono che abbiamo ricevuto».

Il Giovedì, al termine della Messa celebrata dal padre gesuita, noi universitari abbiamo vissuto un momento conviviale, in cui è riemerso il motivo per cui si sta insieme: siamo tutti studenti, viviamo l’università ciascuno in varie forme. Ci unisce, certo, l’obiettivo della laurea, ma ancor di più il desiderio di crescere nella fede, in ciò che di bello abbiamo incontrato, per poterlo portare negli ambienti che ogni giorno frequentiamo.

Venerdì mattina un altro momento di meditazione insieme. Poi noi universitari di Cl di Catania ci siamo uniti alla Via Crucis con gli adulti al Santuario della Madonna della Roccia di Belpasso. Al termine di tutti questi gesti così significativi, Riccardo, referente del Clu di Catania, traccia un suo personale bilancio: «I canti, le letture di Péguy, la Via Crucis: tutto è stato utile a capire che Cristo è salito in croce anche per le mie miserie, per abbracciare me personalmente. Allora mi accorgo che è Lui che mi salva».

Giuseppe Russo

Avvenire, 3 aprile 2024