UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«Una scuola che ci educhi al dialogo e alla pace»

Le voci degli studenti di Roma al convegno organizzato all’Amaldi nel percorso diocesano di ascolto della città
18 Marzo 2024

«Sogniamo una scuola che ci educhi al dialogo e alla pace. Una scuola dove il rapporto insegnante studente sia caratterizzato da maggiore ascolto e comprensione». Le voci di Gaia e Mariagrazia risuonano all’unisono nell’aula magna della sede succursale dell’Istituto Amaldi. Nella scuola romana di Castelverde, mercoledì mattina, è partito il percorso di ascolto della città iniziato lo scorso 19 febbraio con l’appuntamento nel Palazzo Lateranense promosso a cinquant’anni dal convegno sui “mali di Roma”. “(Dis)uguaglianze educative - Una scuola a cielo aperto”: questo il tema dell’incontro, che ha sottolineato l’importanza di rimettere la scuola al centro della vita dei ragazzi come vero punto di riferimento. «Vogliamo metterci in ascolto delle vostre necessità.

Ci state a cuore, siete motivo di gioia e speranza», ha evidenziato in apertura il vescovo Baldo Reina, vicegerente della diocesi di Roma, rivolgendosi ai ragazzi. Reina ha ricordato, inoltre, come l’appuntamento sia coinciso con l’anniversario dell’elezione di Papa Francesco, strappando un grande applauso ai tanti studenti presenti. A loro ha dedicato il suo saluto anche Rosario Chiarazzo, direttore dell’Ufficio per la pastorale scolastica e l’insegnamento della religione. «Il nostro impegno è quello di ascoltarvi. Vorremmo promuovere presto una piccola consulta per sentire e accogliere le vostre esigenze – ha sottolineato –. L’ atteggiamento deve essere quello di vivere nella speranza e nella gioia, nonostante le difficoltà, come ci insegna il Santo Padre». Tra i saluti iniziali ci sono stati anche quelli della dirigente dell’Amaldi Maria Rosaria Autiero, dell’assessore alla Scuola, Formazione e Lavoro del Comune di Roma Claudia Pratelli e del presidente del VI Municipio Nicola Franco. «La nostra scuola si fonda su due perni fondamentali: educazione e inclusione – ha detto Autiero –. Crediamo che anche dalla periferia possa nascere la classe dirigente del futuro». Pratelli, invece, ha posto l’accento sui disagi degli studenti, sempre più afflitti da ansia e depressione dopo la pandemia.

«Il Covid ha scoperchiato il vaso di Pandora di un fenomeno che esisteva già da tempo, ma ne ha amplificato gli effetti», ha sottolineato. Il convegno, moderato da don Gianmario Pagano, docente di religione, sceneggiatore e autore del blog “Bella Prof”, e da Giulia Rocchi, giornalista, è stato aperto da Milena Santerini, ordinario di Pedagogia generale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. La professoressa ha evidenziato come le politiche scolastiche debbano concentrarsi sul problema della dispersione, il fulcro dal quale partire. «La scuola italiana è aperta a tutti in Italia, ma è caratterizzata da molte diseguaglianze, che sono la causa degli abbandoni», ha sottolineato. Una dispersione, ha spiegato Santerini, che non riguarda solo chi abbandona precocemente la scuola, «ma anche chi, nonostante il diploma, non possiede le competenze». Per questo «è necessario ripartire dalla formazione degli insegnanti, dal potenziamento della scuola d’infanzia e dagli investimenti».

Perché «la scuola serve a offrire gli strumenti culturali per orientarsi nella complessità del mondo». Sul tema della dispersione scolastica le ha fatto eco Fabio Cannatà, dirigente dell’Istituto Giorgio Ambrosoli: «Non sappiamo più dare punti di riferimento ai nostri studenti. Ecco perché non si sanno orientare. Il primo passo deve essere l’ascolto. I docenti non devono perdere il contatto con la realtà, valorizzando le domande poste dai ragazzi, anche quelle che non vengono fatte. Le relazioni sono il vero senso della scuola». Un tema ripreso anche da Rosa Caccioppo, dirigente dell’Istituto Carlo Urbani: «La scuola non deve solo limitarsi a formare i ragazzi nelle competenze, ma deve rafforzare il senso morale e la condivisione – ha evidenziato –. Bisogna partire dai docenti, che devono dare il buon esempio agli studenti attraverso il loro stesso comportamento». Caccioppo ha parlato soprattutto dell’importanza dei valori dell’educazione alla ricerca del senso della vita e della collaborazione. «I ragazzi comprendono in questo modo l’importanza dell’interazione con l’altro e dei risultati che si possono raggiungere insieme. Solo così possiamo realizzare un nuovo umanesimo globale», ha aggiunto.

Per una scuola che sia davvero aperta a tutti e che non lasci indietro nessuno.

Giuseppe Muolo

Roma Sette, 17 marzo 2024

(foto Diocesi di Roma/Gennari)